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AGNELLI C’È E LOTTA CON NOI | DI MIRKO NICOLINO
Febbraio 25

AGNELLI C’È E LOTTA CON NOI | DI MIRKO NICOLINO
Andrea Agnelli rompe il silenzio. L’ex presidente della Juventus, che sembrava sparito dalla circolazione dopo le dimissioni dal Cda bianconero, è tornato a parlare nel corso di una lunga intervista rilasciata al quotidiano olandese De Telegraaf. Tanti gli argomenti trattati dall’ex numero uno della Vecchia Signora, che conferma di non essersi affatto defilato da quelle che sono le sue battaglie, anzi… Tra qualche settimana ci sarà il pronunciamento della Corte di Giustizia europea sul monopolio dell’UEFA. Le ultime indiscrezioni non vanno nella direzione della Superlega, ma un’eventuale sconfitta in tribunale, non porterà Agnelli, e il gruppo di lavoro che ha pensato alla nuova competizione, a deporre le armi.
Perché? Il motivo è semplice: molti club sono d’accordo con il progetto di un nuovo ordine nel calcio internazionale, ma non si espongono per timore di sanzioni e dunque di perdere l’attuale posizionamento nelle leghe nazionali e nelle coppe europee. “Ma sotto sotto, c’è abbastanza entusiasmo per le iniziative dei nuovi campionati tra molti club, ma anche tra i giocatori, il pubblico, le società televisive, le parti commerciali e gli investitori”, esordisce Agnelli. “A loro non interessano i problemi del club. Come governanti, vogliono mantenere tutto com’era. Ogni cambiamento è contrastato. Ecco perché il sistema non è a prova di futuro”, dice ancora parlando dell’UEFA. “Ho molti contatti con i club e molti sono favorevoli a un panorama calcistico diverso. Ma se parli con me, sei d’accordo con me o mi segui, vieni bandito dalla Uefa. Come club, proclamare apertamente di volere un modello di campionato europeo migliore e più equo non ti rende simpatico. Quindi i club difendono la propria posizione e si adeguano alla Uefa”.
Una UEFA che assiste senza intervenire alle multiproprietà da parte degli arabi o al dominio della Premier League, che sta ormai monopolizzando il calciomercato internazionale. “Il dominio inglese minaccia anche il calcio europeo. Dai quarti di finale in poi, la Champions League riguarda i club inglesi e altri tre o quattro come Real Madrid, Barcelona, PSG e Bayern Monaco, con l’occasionale outsider come l’Ajax nel 2019. Quella prevedibilità è la morte per qualsiasi competizione”, aggiunge l’ex presidente della Juve. In pratica, si accusa la Superlega di essere un torneo chiuso, ma anche se non lo sono di fatto, anche le coppe attuali, Champions in primis, sono appannaggio di pochi e privilegiati club, che hanno fatturati inarrivabili per la concorrenza.
Nel corso della stessa intervista, poi, Agnelli rivela un retroscena sull’attuale presidente UEFA, con cui aveva anche un legame di amicizia che andava oltre gli incarichi nel calcio internazionale. “Nel 2019 eravamo pronti, Aleksander ed io. I top club di tutte le sottodivisioni dell’Eca (allora circa 130 club professionistici europei) si erano accordati su un nuovo formato. I club di medie dimensioni delle grandi leghe, i dirigenti delle grandi leghe e alcune associazioni nazionali vedevano il nuovo formato come una minaccia e quindi Ceferin si è ritirato”, ricorda. La paura del cambiamento, dunque, ha portato alla conferma dello status quo e ora l’industria calcio non sembra essere pronta alle nuove sfide. “Solo la Uefa ha il monopolio e frena tutto. Finché la Corte europea lo permetterà. La sentenza è attesa per la primavera. Sono molto curioso di sapere se la Corte confermerà la posizione monopolistica delle associazioni Uefa in un mercato europeo libero. Se così fosse, la Corte non considererà l’industria del calcio, con un fatturato annuo di circa 50 miliardi di euro e 700.000 posti di lavoro coinvolti, come un’attività economica, ma come un piccolo gioco, un’attività basata su volontari che giocano una partita di calcio in part-time…”.
Solo marginalmente, infine, l’intervista tocca la Juventus e le ultime vicende in casa bianconera. Nel giorno in cui la Procura di Torino invia per competenza materiale ad altre 6 procure, Agnelli spiega come sia avvenuta la sua squalifica: “La sospensione mi è stata imposta dalla Federazione italiana dopo aver studiato l’indagine della Procura. Ma non sono stato ascoltato e non ho potuto difendermi”. Inutile addentrarci qui nuovamente nel merito di una giustizia sommaria, quella sportiva, e che tiene conto solo delle carte dell’accusa. La Juve ha iniziato un nuovo corso con un nuovo Consiglio d’Amministrazione, poiché nel precedente non c’era unità di intenti ed era dunque impossibile difendersi nel modo migliore dalle accuse. “A causa di un’indagine penale che mi riguarda personalmente. Non posso dire molto su questo perché il caso è in corso. La prima udienza preliminare è il 27 marzo. Lì si deciderà se il caso si fermerà o meno. Non voglio che la Juventus si faccia carico di questo peso per tutto questo tempo. Un nuovo consiglio di amministrazione può rappresentare meglio il club e non ha nulla a che fare con le accuse. Inoltre – conclude Agnelli – sono libero di difendermi in tribunale da qualsiasi accusa”.