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“Benvenuti nel 1846…” | DI ROBERTO ASSI
11 Novembre 2021

“Benvenuti nel 1846…”
Come spesso mi accade ascolto con interesse le conferenze stampa di Mister Massimiliano Allegri, sarà perché per due anni è stato poco interessante ascoltare Sarri e Pirlo, sarà perché ho sempre trovato piacevole ascoltare gli allenatori dei vari sport.
La seconda domanda ha riguardato un ragazzo che milita della nostra u23, Matìas Soule, che è appena stato convocato per la Selecciòn argentina e il fatto che giochi in Lega Pro e non in serie A ha destato curiosità.
Che la motivazione principale di questa convocazione fosse lo strapparlo ad una possibile convocazione della Nazionale campione d’Europa, ma ciò ha destato comunque interesse e curiosità da parte dell’opinione pubblica su questa situazione “anomala”.
Il Mister imbeccato da Agresti, e poi da Albanese, su Soule ha risposto alla sua maniera, senza peli sulla lingua e con molta “Halma”; analizziamo un attimo le sue parole.
“ Credo che abbiano convocato dei ragazzi giovani, Soule è un ragazzino bravo però ora lasciamolo tranquillo se no facciamo l’errore che facciamo con tutti i ragazzi giovani che giocano tre partite e sono da pallone d’oro.
Ripeto fino alla noia che un calciatore trova la sua maturità intorno ai 25-26 anni, giocando tante partite, poi ci sono le eccezioni che a 20 anni sono già dei fenomeni.
Per cui lasciamo fare il suo percorso a Soule”
Da allenatore di settore giovanile, di altro sport ma poco importa, appare subito evidente quale siano le tre parole che sono fondamentali in questa prima risposta a Romeo Agresti, “giocando tante partite”.
Questa è la cosa che non capiscono, in primis i diretti interessati ovvero i giovani giocatori, devono giocare tante partite; devono poter sbagliare senza l’ansia di avere un veterano alle spalle che può subentrare al loro posto al primo svarione che combineranno.
Da questo punto di vista è emblematica soprattutto la seconda risposta che da mister Allegri, imbeccato da Giovanni Albanese, sull’importanza dell’under 23 per la Juventus e per il percorso di crescita dei giovani calciatori.
“La seconda squadra è molto importante perché anticipa la crescita dei ragazzi, poi dal campionato di Lega Pro i ragazzi devono fare un percorso, passare attraverso la serie B facendo molte partite, attraverso una serie A medio bassa e a quel punto li valuti se il ragazzo può giocare alla Juventus o può giocare in serie A.
Questo è il percorso che con la società abbiamo deciso di far fare ai ragazzi, di fatti Fagioli e Ranocchia, sono andati a giocare in serie B e giocano tutte le domeniche, altrimenti è solo una perdita di tempo.
[…] Sbagliano se li vogliono mandare subito a giocare in serie A, o trasferirli dalla Juventus dove sono stati ai margini della prima squadra ad altre formazioni di serie A, perché poi non giocano e perdono un altro anno; a calcio bisogna giocare, se poi uno è bravo viene fuori, bisogna fargli fare un percorso…”
Dire che condivido appieno il discorso del Mister è banale, per cui mi limito ad evidenziare un concetto molto chiaro che traspare da queste parole.
La Juventus su questi ragazzi ha un percorso ben chiaro, non vengono visti solo come “carne da plusvalenza”, com’è successo in gestioni passate; il Vicenza e la Cremonese sono state scelte dalla Juventus perché garantivano a due prospetti come Ranocchia e Fagioli di giocare con continuità.
Tutto questo non è banale, potrei citarvi una marea di esempi nel mio sport in cui alla terza sconfitta, vieni convocato dal DS che ti sussurra che alla prossima sei fuori e forse è meglio “affidarsi a giocatori di maggior esperienza..”.
Ma per restare in ambito calcistico potremmo citare un esempio lampante, il grande ciclo dell’Atalanta nasce dalla lucida follia di un allenatore, e forse un uomo, particolare e controverso come Gasperini, che sull’orlo dell’esonero a Bergamo decide di giocarsi l’ultima chance con una formazione piena di ragazzi giovani a cui ha dato fiducia ed è stato ripagato. E anche le casse dell’Atalanta. Non tutti lo avrebbero fatto, da li è nata la favola orobica.
Per tornare ai giovani giocatori da lanciare, vi ricordate di Mimmo Criscito? Cresciuto nel nostro settore giovanile, messo titolare in uno Juventus Roma come difensore centrale, il 23 settembre 2007.
Roma in vantaggio 2 a 1 a fine primo tempo, doppietta di Totti, con il buon Criscito portato a scuola su uno dei due gol… se non avete memoria del seguito vi aiuto io, a inizio secondo tempo nell’undici della Juventus non figurava più il suo nome bensì quello di Nicola Legrottaglie.
Pietra tombale sulla carriera di Criscito alla Juventus, e stiamo parlando di uno che ha fatto anni di nazionale, serie A e ha giocato nello Zenit San Pietroburgo, non uno scarso.
Però coi giovani va così, ci devi credere, li devi proteggere quando sbagliano, li devi supportare; se invece ti comporti come si è comportato mister Ranieri, il giovane lo hai perso.
Sulla stagione dello scorso anno potremmo trovare tantissime scelte sbagliate, sia della società che di Mister Pirlo, ma su una cosa dobbiamo rendergli atto, ha protetto Fagioli.
In una stagione come la scorsa dove tutte le partite non sapevi cosa avrebbe fatto la Juventus in campo, mettere un ragazzino a reggere il centrocampo di madama, poteva solo esporlo a delle grandissime figuracce, e di conseguenza a perdersi.
Lo stesso discorso lo potrei estendere a giovane centroavanti brasiliano che abbiamo preso in estate, in questo momento Morata non è in un gran periodo, ma ve lo immaginate Kaio titolare con Verona e Sassuolo con la Juve che raccoglie zero punti? Levata di scudi da parte degli stessi che fino al giorno prima sui forum, sui social, ai bar si professavano amanti della linea verde, salvo poi chiedersi perché a fine mercato non abbiamo ripreso Llorente o una prima punta d’esperienza.
Vogliamo i giovani in campo, ma siamo davvero pronti a non saltargli addosso al primo errore o al primo appoggio sbagliato? Questa è una domanda che tutti noi tifosi dobbiamo farci.
Perchè ci sono giovani bravi, ma un conto è giocare in serie A, un conto è fare il titolare alla Juve, sono cose molto diverse tra loro.
Buon Calcio
Roberto Assi