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C’È POCO DA FARE GLI SCHIZZINOSI | DI MIRKO NICOLINO
Ottobre 23

C’È POCO DA FARE GLI SCHIZZINOSI | DI MIRKO NICOLINO
La Juventus sbanca San Siro e lo fa in perfetto stile “allegriano”. Non è stata sicuramente una gara spettacolare quella del Meazza tra i bianconeri e il Milan di Stefano Pioli, ma per demerito di ambo gli schieramenti. Il primo tempo si è giocato anche ad alti ritmi, ma i tanti errori di tecnica e tattica, individuale e collettivo hanno scavato un netto solco tra le grandi sfide degli anni d’oro di queste due squadre e quelle recenti. Pochi campioni in campo e diversi giovani di belle speranze, che però non troverebbero spazio tra i titolari della “Superlega”, ovvero là Premier League.
Nella prima frazione di gioco le emozioni sono arrivate con il contagocce: una grande parata di Szczesny, che da sola vale 3 punti, due conclusioni di Rabiot e Kostic, un’occasione d’oro per Kean. Il centravanti della nazionale italiano, spesso bistratttato, è stato comunque uno dei migliori in campo, per impegno e dedizione. Sua anche la giocata che ha portato all’espulsione di Thiaw, l’episodio che ha sostanzialmente dato l’inerzia definitiva alla gara.
Da quel momento in poi, in pratica, il Milan si è affidato prevalentemente alle sgroppate di Leao in ripartenza, non riuscendo comunque a scardinare l’arcigna difesa preparata da Allegri nonostante l’assenza pesante di Danilo. Ne è venuta fuori una ripresa in cui la Juve ha meritatamente trovato il vantaggio e sfiorato anche il raddoppio con Vlahovic, anche se la gestione delle situazioni non è stata delle migliori. Bene fa il tecnico livornese ad arrabbbiarsi e a chiedere maggiore attenzione a suoi. È da queste cose che passa la crescita di una squadra giovane.
In un big match come quello di San Siro, contro la capolista della Serie A, non si possono subire delle ripartenze con un risultato di vantaggio e per giunta con un uomo in più. Peccati di gioventù che si possono comunque correggere solo con il tempo e l’esperienza accumulata durante le gare. E a proposito di questo, c’è stato anche il debutto, e per giunta autorevole, di Dean Huijsen, difensore centrale classe 2005, che complica la gara in discesa non ha per nulla sfigurato su un palcoscenico che farebbe tremare le gambe a molti.
Dopo 9 giornate, in definitiva, la Juventus ha 20 punti, è terza in classifica a -2 dalla vetta e -1 dalla seconda in graduatoria. Sono 7 i punti in più rispetto alla stagione precedente, mentre i clan siete (4 di fila) sono in tutto 16 nell’anno 2023, 1 in più rispetto al Napoli campione d’Italia. Per Allegri, inoltre, è arrivata la vittoria numero 12 contro Stefano Pioli: il livornese è il tecnico che ha battuto più volte l’attuale allenatore del Milan, squadra contro cui è arrivato anche in doppia cifra di successi.
Va tutto bene? Dobbiamo accontentarci? Assolutamente no, ma limitandoci ai risultati c’è da essere sereni perché sono esattamente in linea con i piani societari e con la storia della Juventus. Dopo i 9 scudetti di fila, la Signora è rimasta stabilmente nei primi 4 posti della graduatoria, come è successo raramente nei cicli bianconeri “non vincenti”. A leggere i nomi della panchina di ieri, a parte Chiesa e Vlahovic, non sembra ci fossero grandissime soluzioni. Tanti giovani di belle speranze che si faranno, ma che oggi vanno aspettati. Il nuovo progetto è appena agli albori, serve pazienza.