
- Questo evento è passato.
GIANLUCA VIALLI: LA BANDIERA AMMAINATA PER SEMPRE | DI STEFANO DENTICE
Gennaio 6

GIANLUCA VIALLI: LA BANDIERA AMMAINATA PER SEMPRE | DI STEFANO DENTICE
Gianluca Vialli non ce l’ha fatta, si è spento a soli 58 anni a causa di un tumore al pancreas che lo ha costretto anzitempo a salutare tutti e a “volare” via. Il mondo del calcio italiano e internazionale è in lacrime per la dipartita di un fuoriclasse del manto erboso e di un campione assoluto di umanità, umiltà, altruismo e sensibilità. L’”ariete” di Cremona ha conquistato tutte le più prestigiose competizioni UEFA per club, affermandosi soprattutto nella metà degli anni Ottanta e Novanta come uno fra i migliori centravanti in circolazione del panorama europeo. Ha vestito inizialmente le maglie di Pizzighettone, Cremonese e Sampdoria prima di approdare sotto la Mole per indossare la gloriosa maglia della Juventus, dal 1992 al 1996. Di bianconero vestito, Vialli ha alzato al cielo una Coppa Italia, uno scudetto, una Supercoppa Italiana, una Coppa Uefa e soprattutto la Champions League nel 1996, con la fascia di capitano sul braccio, da autentico leader, trascinatore e simbolo di juventinità che incarnava come se fosse nato con il marchio Juve stampigliato nel suo DNA. Fra Under 21 e nazionale maggiore ha giocato con l’Italia dal 1983 al 1992, pur senza portare a casa nessun trofeo. Poi, dal 1998 al 2002, la sua breve parentesi da allenatore prima al Chelsea (club nel quale ha militato dal 1996 al 1999) e successivamente al Watford, fino alla decisione di appendere la lavagna tattica al chiodo. Ma è nell’immaginario collettivo dei tifosi juventini che Gianluca Vialli ha rappresentato, e rappresenta tutt’ora, un vero e proprio mito, una figura iconica per l’intero popolo bianconero. Grazie al suo senso del gol, alla sua rapidità, esplosività, personalità, determinazione e carisma, ha colmato di gioia il cuore di chi ha avuto il privilegio, l’onore e la fortuna di viverlo in prima persona (non solo da giocatore). È ancora vivo il ricordo di quella “coppa dalle grandi orecchie” da lui sollevata al cielo dopo aver sconfitto l’Ajax ai calci di rigore in quell’indimenticabile 22 maggio 1996 all’”Olimpico” di Roma. Gianluca Vialli è l’idolo di moltissime generazioni, un preclaro esempio di come il “noi” fosse estremamente più importante dell’”io”, un atleta e un uomo da emulare per la sua concezione di squadra, di gruppo, di spogliatoio, come solo chi ha l’animo nobile può comprendere. La sua lunga malattia, affrontata con il coraggio di un leone, con la positività dell’inguaribile ottimista, non gli ha impedito di realizzare due suoi grandi sogni: quello di portare all’altare le sue adorate figlie, testimonianza del suo profondo amore e indissolubile legame con la propria famiglia, e l’irrefrenabile desiderio di vincere l’Europeo da dirigente della nazionale al fianco del suo amico fraterno Roberto Mancini, inseparabile compagno di mille avventure. Ed è proprio questa una delle ultime immagini, quella del lungo e tenero abbraccio con il Mancio, che ha commosso l’Italia intera quel memorabile 11 luglio 2021. Gianluca Vialli esce di scena a testa alta, altissima, da vincitore dentro e fuori dal campo. Lascia in eredità la sua visione romantica dello sport, i suoi preziosissimi insegnamenti, i suoi valori legati allo spirito di squadra, la sua immane forza interiore, la sua generosità. Un signore del rettangolo verde, un signore della vita. Addio, campione. Uno di noi, per sempre!
di Stefano Dentice