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LA JUVENTUS NON È IN VENDITA: COSA SUCCEDERÀ | DI MIRKO NICOLINO
Settembre 11

LA JUVENTUS NON È IN VENDITA: COSA SUCCEDERÀ | DI MIRKO NICOLINO
La prima pagina de Il Giornale, uscita come consuetudine nella notte, ha destato immediatamente scalpore: “La Juventus è in vendita”. Posto che sto monitorando giornalisticamente la questione da tempo, ho effettuato subito le verifiche del caso non trovando alcun riscontro. Tutt’altro. Mi sono preso però del tempo prima di buttare giù qualcosa, perché la situazione merita un approfondimento, soprattutto per quel che riguarda la situazione finanziaria della Juventus.
Innanzitutto sgombriamo il campo da un equivoco: la Juve non è sull’orlo del fallimento, come anche paventato dal presidente del governo del calcio europeo diversi giorni fa. La Vecchia Signora ha un rosso di bilancio che ha deciso di sistemare con una politica oculata in termini di personale (calciatori in primis, ovviamente). La “dieta” ha già funzionato e grazie all’egregio lavoro svolto da Cristiano Giuntoli e Giovanni Manna, sono stati recuperati un bel po’ di soldi da monte ingaggi e player trading (cessione di calciatori). La situazione del club torinese non è rosea, ma nemmeno tragica, tanto che la società ha un patrimonio netto positivo e linee di credito bancarie. Stanno molto peggio, per fare un esempio, altri due club di Serie A che hanno patrimonio netto negativo, debiti fuori controllo e prestiti da restituire alle banche entro pochi mesi. Cosa significa patrimonio netto negativo? Se un creditore dovesse chiedere quanto gli spetta per via ufficiale, quella società sarebbe tecnicamente fallita. Ecco, la Juventus non è in questa situazione, a differenza di altri.
Fatta questa premessa, la famiglia Elkann-Agnelli non ha alcuna intenzione di vendere il club, ma si sta sicuramente muovendo per assicurare un futuro più sostenibile, ma anche un rilancio degli investimenti. L’obiettivo è quello di tornare a primeggiare rafforzando la squadra, ma anche completando alcuni progetti già sviluppati nel recente passato e rinviati prevalentemente per via della pandemia. Sto parlando, ad esempio, del secondo stadio, che dovrà ospitare le partite delle Women e della NextGen, così come altre iniziative cui la Juve non ha intenzione di rinunciare.
Per rilanciare la Vecchia Signora, dopo un anno che avrebbe con ogni probabilità fatto fallire qualunque altra società italiana, con una sottrazione delle coppe europee e di ingenti risorse derivante direttamente e indirettamente da queste, c’è bisogno però di un piano strategico. Senza tornare sulle sentenze sportive che fin qui sono state sconfessate dalla giustizia ordinaria (archiviazione a Bologna e spostamento del processo – che deve ancora iniziare – da Torino a Roma), la proprietà bianconera inevitabilmente è già proiettata sul futuro, che passerà inevitabilmente da un piccolo aumento di capitale da ufficializzare in autunno (dovrebbe essere di circa 100 milioni).
Servirà per consolidare il piano e rilanciare gli investimenti, consentendo l’estate prossima all’area Football di fare qualche passo in più sul mercato, visto l’immobilismo pianificato di quello appena concluso e di quello che arriverà a gennaio. Al contempo, però, John Elkann e i suoi collaboratori sono al lavoro per il delisting dalla Borsa e l’ingresso di un socio di minoranza, che contribuirebbe al rilancio con le proprie risorse. Già prima dell’addio di Andrea Agnelli si era paventato l’interesse di Amazon, il colosso di Jeff Bezos, ma non è l’unico grande brand mondiale interessato.
Su Bianconeranews.it, infatti, abbiamo anticipato da tempo i contatti con Walmart, multinazionale americana che opera nella grande distribuzione organizzata e detiene anche l’omonima catena di negozi al dettaglio. Attenzione anche a FedEx (Federal Express), società di trasporto specializzata in spedizioni espresse che in Italia è legata con filo diretto a SDA Express Courier. Più distante il colosso della Apple, ma per i nomi in ballo, comunque cada la Juventus, cadrà sicuramente in piedi.
Per concludere, sarà sicuramente questo un momento difficile nella storia della Juve, ma con Exor che continua a generare utili e assegnare dividendi e con i colossi interessati al suo brand, difficilmente si può disegnare un quadro peggiore di qualunque altra società italiana (con tutto il rispetto). State sereni.