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L’ORIGINE DELL’AMORE I LE NOSTRE STORIE

30 Settembre 2022

L’ORIGINE DELL’AMORE I LE NOSTRE STORIE

Juv&Me è una famiglia dove ognuno di noi esprime la propria passione per la Juventus, il luogo dove ci si confronta nel bene e nel male. Il nostro founder, Raffaello, ha chiesto ai membri della community quando e come fosse nata la passione per la Juventus e chi fosse il personaggio (o personaggi) preferito che ha caratterizzato la nostra storia passata o recente e un punto di vista sulla situazione attuale con le relative aspettative per il futuro prossimo. In questo articolo abbiamo raccolto tutte le testimonianze di chi ha voluto condividere la propria storia bianconera.

ANDREA

Io sono nato juventino, devo la mia fede bianconera a mio padre che mi ha trasmesso la meravigliosa passione per questi colori, il mio primo idolo è stato Michel Platini, un fuoriclasse assoluto in tutto. Tifo la Juventus da 47 anni e il mio cuore batte sempre per questa immensa squadra. Pensa, caro Raffo, che simpaticamente a casa mi chiamano “malato di Juve” perché la seguo sempre con grande passione. In qualsiasi occasione io ci sono perché la Juventus per me è tutto, mi dà una carica incredibile e una voglia di vivere pazzesca!
Fino alla Fine Forza Juventus.

VALERIO

Raffo, ciao! La mia passione juventina è nata quando Marcello Lippi è salito sulla panchina della Juve. Per me vedere un mio concittadino alla Juve fu un’emozione incredibile.

FRANCESCO

Ciao, la mia passione per la Juve inizia da molto lontano, quando alla radiolina sentivo parlare del numero 10, Fabio Capello. In quelle poche volte in cui che era possibile vederla in TV mi ha fatto innamorare talmente tanto che, quando Capello venne venduto al Milan con l’arrivo di Trapattoni, ho pianto per un giorno e per una settimana decisi di tifare per i rossoneri. Per quanto riguarda la squadra attuale, dal mio punto di vista mancano due terzini, uno destro e uno sinistro.

MARIANGELA

La passione per la Juventus mi è stata trasmessa, come succede in moltissime storie, da mio padre che da bambina mi tormentava quasi col suo motivetto “vola Roberto Baggio, vola…”, ma devo riconoscere che ho davvero sviluppato un sentimento d’amore consapevole verso la nostra signora nel 2006 quando Calciopoli ci ha colpiti: pur non avendo colto ogni sfaccettatura della faccenda mi dispiaceva così tanto che ho seguito ogni partita di serie B e da allora non ne ho persa più una. Ci sono tanti giocatori in realtà a cui mi sono affezionata nel corso del tempo: Del Piero, il nostro portierone Gigi, Chiellini ma, devo ammetterlo, ho adorato Marchisio perché era un ragazzo cresciuto nella Juventus, tanto legato ai nostri colori e sempre pronto a manifestare il suo amore per il club. È stato un regalo immenso il fatto che, proprio quando ho cominciato ad apprezzare il calcio, al di là del tifo per la mia squadra, la Juventus abbia intrapreso un percorso meraviglioso costellato di tanti successi e traguardi importanti: chi lo dimenticherà più il magico periodo dei 9 scudetti consecutivi! Ci sono stati e ci saranno sempre dei periodi grigi ma con la Juventus so che sono solo periodi di attesa e preparazione verso nuovi momenti bianconeri pieni di vittorie e soddisfazioni.

JOSHUA

Innanzitutto, complimenti per l’iniziativa Raffo, davvero una meravigliosa idea. La mia è una storia particolare (potrebbe emozionarvi ma anche farvi ridere!) e sono parecchio felice di poterla condividere con voi.
Un giorno sono capitato in un campo da calcio in cui a giocare erano in pochi e per giunta dispari, solo 5. Al mio arrivo (ero un giovane ragazzino) siamo riusciti a fare un 3 contro 3. Il capo della mia squadra, un ragazzo molto più grande, probabilmente più che maggiorenne (ricordo che non arrivavo alle sue spalle) mi affibbiò il nomignolo “Vialli”. “Tu sei Vialli” mi ha detto, con un tono sicuro, di quelli che non vogliono essere contraddetti. Aveva grande carisma. Giocando, riesco a segnare, ricordo però solo vagamente il gol, probabilmente era facile e, senza un senso logico, faccio l’esultanza alla Ravanelli, avendola vista più volte, sia in foto che negli highlights. Mi affascinava forse più di quanto si può descrivere. Istintivamente afferro la maglia facendola diventare un cappuccio: vi rivelo che non vedevo assolutamente nulla ma, allo stesso tempo, non avevo la minima paura d’inciampare o sbattere contro qualcosa o qualcuno. Ero felice e basta. Il capo squadra allora mi ha urlato: “ma che fai? Tu sei Vialli!!”, ma io non provai alcun imbarazzo o pentimento. Ho fatto quello che sentivo in quel momento e, tutto sommato, il capo squadra non era poi tanto arrabbiato. Finita la partita (credo avessimo vinto) avevo una sensazione mai provata prima. Mi sono sentito come abbracciato dal bianco dal nero e dalla juventinità. Questo abbraccio non materiale non l’ho mai rifiutato e mai lo farò.
Poi c’è stato il capitano. C’è stato Del Piero. Vedere il gol Alla Del Piero mi ha folgorato e dopo nulla è stato più come prima. Sono rimasto impressionato dalla sua classe e dal suo essere campione, ma anche da come parlava di valori e si comportava di conseguenza. Per esempio, quando Capello non lo faceva giocare, non disse mai una parola fuori posto per il bene del gruppo. Mentre sto scrivendo queste cose capisco ancora di più quanto siamo fortunati noi juventini. Per questo e tanto altro.

ALESSANDRO

Ciao Raffo e ciao a tutti del gruppo! La mia passione per la Juve me l’ha trasmessa mio padre. Da piccolo è emigrato in Lussemburgo e, trovando una grande quantità di italiani, si è reso conto che si tifava prettamente per la Juve. Mi raccontava che si riunivano al bar per ascoltare le partite alla radio. Io sono nato nel 90 e all’età di 2 anni ci siamo trasferiti in Brasile. Mi ricordo che quando avevo 6 anni degli amici che vennero a trovarci mi hanno regalato la maglia di Del Piero. Sin da allora iniziai a seguire la Juve, all’epoca vedevamo le partite con DirecTV e con il fuso orario è sempre stato un casino. Mi ricordo quando papà mi raccontava di Zoff, Cabrini, Gentile e io che rimanevo ore ad ascoltarlo parlare di Juve. Ho continuato a seguirla sempre, anche quando sono tornato a vivere in Italia. Il mio idolo, avendo iniziato a seguire la Juve dal 96, è Alex Del Piero. Non nascondo le lacrime il giorno del suo addio. Il mio grande sogno è riuscire a vedere la Juve allo stadio. Fino ad oggi, a causa dei continui spostamenti, non ci sono mai riuscito ma quest’anno è il mio grande obiettivo!
Un abbraccio a tutti e Forza Juve!

K!NO

È nato prima il mio cuore bianconero poi io: juventino Delpierista da quando avevo 4 anni. Una passione clamorosa per il calcio e per la juve. Ero un bambino iperattivo e avevo sempre maglia della juve e pallone con me. Non abito vicino Torino però mio babbo ogni tanto mi regalava l’avventura fantastica di andare allo stadio. Col passare degli anni la passione è diventata amore profondo: per la juve ho messo da parte serate, amici e ragazze. Dalla retrocessione in Serie B l’amore è diventato ossessione: volevo e DOVEVO tornare a vincere per vendicarmi. Poi c’è stato lo Stadium, l’abbonamento, gli scudetti. Non perdo una partita della Juve dal 2003. Sono un tifoso che critica quando c’è da criticare ma sarò sempre a fianco al mio amore sempre e comunque: non importa dove giochi, noi per la juve saremo sempre qui.
Delpierista fino al midollo. Cinque tatuaggi della Juve e due di sua santità Alessandro Del Piero.

GEOCLA

Difficile dire il ricordo più lontano in cui posso dire di essere diventato juventino. Mio padre non seguiva il calcio, probabilmente i primi anni di scuola. Non ricordo il mondiale 78. Invece ricordo perfettamente il mondiale dell’82, in Spagna. Forse è proprio lì che nasce la Juventinità. Andavo da un mio amico al piano di sopra, di famiglia più benestante. Loro avevano la tv a colori e quell’estate dell’82 con una nazionale che era fatta tutta da juventini, con Paolino che segnava a raffica penso sia stato il momento in cui il cuore è diventato bianconero. Certo, mi ricordo che forse si parlava già di Bettega, del rigore di Catanzaro di Brady, ma da piccolo pensavo solo a giocare. È da quel momento che si è iniziato con le formazioni a memoria: Zoff, Gentile , Cabrini…
Poi è arrivato il Re francese e il baffone polacco e da lì ho le immagini più belle impresse dalla tv, i magnifici gol di Platini, quello più bello con lui sdraiato a guardare l’arbitro e purtroppo anche le immagini più brutte del maledetto stadio di Bruxelles, il silenzio che c’era in casa, gli occhi dei miei che guardavano e io che non riuscivo a capire perché quella partita non cominciasse. Quando Platini lasciò c’era l’impressione che si sarebbe stati sempre dietro a quel Milan, invece prima Zoff e poi Lippi hanno riportato la Juve al suo posto. Quella è la Juve che mi ha fatto assaporare anche lo stadio, i viaggi con gli amici verso Torino, la semifinale di Champions con il Nantes del ‘96 e la ricerca disperata dei biglietti per Roma, ma purtroppo la delusione per non esserci riusciti. Era per tutti la Juve di Lippi ma, per me, era la Juve di Alex: cresciuti insieme anno dopo anno, vittoria dopo vittoria, record dopo record.
Poi, d’un tratto, la Juve la si guardava solo il sabato pomeriggi, in stadi mai visti, con tanto entusiasmo, ma con una ferita lancinante per quanto successo qualche mese prima nelle aule dei tribunali. Ladri, lo sapevano tutti che era così, non si riusciva neanche a parlare di quella vicenda, le parole non venivano ascoltate. Ladri. Avevano deciso di distruggere la Juve, non sapevano che l’avrebbero resa invincibile. L’arrivo di Andrea, la costruzione di una squadra da leggenda difficilmente ripetibile. Purtroppo, la storia della Juve è associata anche alle forti delusioni delle finali perse e in quegli anni se ne sono sommate altre due che hanno portato a cinque quelle della mia personale collezione. Ora siamo qui, in mezzo ai deliri della gente dei social, in mezzo al vaneggiare della gente che legge i deliri di altri. Un’ epoca in cui la comunicazione dice tutto e il contrario di tutto. Son finiti gli anni in cui andavo a comprare i giornali al mattino, d’estate, dal giornalaio, quando si leggeva del mercato, delle notizie, degli acquisti, con l’inchiostro che ti rimaneva impresso nel naso e nelle mani. Di fronte a tutto questo la Juve è sempre là dove deve essere, davanti nelle idee, davanti nello sport, davanti nell’eleganza. Nessuno può sapere come sarà il mondo fra cent’anni ma, se ancora si giocherà a pallone, la Juve sarà là, tra le migliori. Della Juve ho questi ricordi, alcuni lontani e soffusi e altri più recenti e a colori. Tutti insieme formano la mia squadra del cuore.

MATTEO (HOLLYWOOD JUVENTUS CLUB)

Buongiorno Raffo. Sono juventino da sempre, perché se avessi voluto mangiare la scelta avrebbe dovuto essere necessariamente quella. Sinceramente non saprei dare altra risposta. I primi ricordi sono legati all’annata 84/85. Veneto al 100% ma ormai da qualche anno a Los Angeles.

FRANCESCA

A casa mia si è sempre respirato calcio. I miei genitori tifosi molto moderati, mamma juventina, babbo interista. Tifosissimi della nazionale. La domenica babbo mi portava allo stadio a vedere il Siena, lui guardava la partita e io giocavo nel prato (al tempo c’era una sola tribuna) con gli altri bambini. A 6 anni ho iniziato a giocare a basket. Seguivo molto il calcio ma ero tifosa dei Chicago Bulls. Poi, intorno alla terza elementare, sono diventata tifosa della Juve per ripicca e per dispetto di un mio compagnuccio di classe che mi piaceva tanto ma non mi considerava. Lui milanista sfegatato e io per dispetto ho iniziato a tifare Juve. Sin da piccola ho sempre voluto sapere tutto riguardo ciò di cui volevo parlare. Quindi ho iniziato a chiedere ai miei, agli amici dei miei e mi sono appassionata e innamorata in maniera irreversibile. Nel 2006 ho sofferto fisicamente, ma l’orgoglio per quei colori mi ha fatto tenere la testa, se possibile, sempre più alta. Oggi mi ritengo una tifosa privilegiata per la storia, la famiglia e gli attori che contraddistinguono la nostra squadra: per questo ho la tendenza a lamentarmi molto molto poco e a guardare al presente e al futuro ogni giorno con rinnovato ottimismo e amore.

FABRIZIO

Sono juventino per generazione: mio fratello maggiore e mio padre sono juventini. Il mio primo ricordo con la Juve è lo scudetto ‘85/’86, arrivato grazie alla sconfitta della Roma contro il Lecce già retrocesso. Poi, ovviamente, Scirea, Platini, Rossi sono nomi che ricordo ma che non ho vissuto a pieno. La prima Juve che sento mia è quella con Zavarov – Rui Barros, proprio per questo le ultime due annate mi sembrano passeggiate di salute. Il giocatore che ricordo con più affetto è Totò Schillaci.

MARCO

Il mio primo ricordo nitido del calcio è quel dannato rigore nella finale Italia Brasile del ’94 dove Baggio la sparò alta. Io all’età di 8 anni non potevo comprendere come il mio idolo potesse sbagliare, ai miei occhi lui era infallibile. Ci rimasi molto male, per settimane. Da quella delusione, seguendo il credo calcistico di mia madre, l’anno successivo iniziai a seguire la Juve con più continuità. Ci rimasi molto male anche quando Baggio andò via, ma è lì che nacque il mio secondo idolo bianconero: un certo…Alessandro Del Piero! La mia prima Juve e quella che non scorderò mai fu quella targata Marcello Lippi.

ENZO BUSATO (AIACE)

Sono passati parecchi anni, ma ho ben in mente il perché da bambino ho scelto la Juve.
Sono stato uno di quelli fortunati che giocavano a pallone in strada tutti i giorni mentre la Domenica in oratorio tra una gazzosa e una liquirizia usata come cannuccia.
…Si ammiravano i grandi campioni come Cruijff e Gerd Müller…
Tutti sognavamo di essere Müller con la Germania Campione d’Europa e del Mondo, indossando una maglia bianca che emulava nelle nostre immaginazioni quella della fortissima Nazionale Tedesca.
Anni settanta, anni difficili per tutti,
ma noi bambini eravamo spensierati e tirando calci ad un pallone avevamo tutti una squadra del cuore, tutti tranne me, ma ancora per poco.
In quegli anni mi colpì la storia di un calciatore che per una grave malattia lasciò i campi da gioco per diversoo tempo. Quel calciatore si chiamava Roberto Bettega… le sue foto, quella maglia bianco nera fantastica, la sua storia… ecco in quel preciso momento diventai bianconero, Bobby gol mi aveva talmente colpito che la sua squadra diventò la mia squadra e la sua maglia divento la mia maglia e da allora sono cresciuto nel mito di quella maglia e dei campioni che l’avevano vestita da Sivori, l’idolo di mio papà a Zidane l’ultimo che ho amato in maniera viscerale.
Tanti sono stati i Campioni che hanno scritto la Storia della Juve e altri ne arriveranno perché la Juve ha una storia UNICA che nessuno potrà mai avere.

PAOLO (MAIFREDI MON AMOUR)

Allora com’è nata la mia passione per la Juve… non è semplice perché mi verrebbe da dire che sono Juventino da che ho memoria. Se scavo indietro nel tempo però posso connettere tutto al mondiale dell’82, quando avevo 6 anni (i 7 li avrei compiuti a dicembre). E alla passione per il futuro capitano della Juve e baluardo della nostra nazionale Scirea. Considera che mio padre era un simpatizzante della Roma quindi lui di certo non ha “spinto” questa mia passione, mentre per strada giocando a pallone tra gli amici è cresciuta questa passione, dove sognavo di essere come Scirea e portare l’Italia sul tetto del mondo. Quindi direi che Gaetano è stato il motivo per cui oggi io sono uno Juventino. Rappresenta molto il mio modo di vivere la Juve, pacato, col sorriso, ma non per questo meno appassionato di altri, meno attaccato alla maglia. Lui rappresenta molto quello stile Juve a cui faccio riferimento spesso. E lui ha rappresentato tanto per la nostra nazione, era amato trasversalmente da tutti, e son sicuro che abbia ispirato altri come me. Ancora oggi lui per me resta IL CAPITANO per eccellenza, il prototipo di uomo che indossa quella fascia con la nostra maglia, per me come lui, nessuno mai… Gaetano Scirea è la mia Juventinità.
Un abbraccio Raffo.

CICCIO DI CASTRI

Anni ’70. Da bambino seguivo un po’ tutti gli sport, ma non avevo ancora trovato la squadra di calcio per cui tifare, nonostante i tentativi bianconeri di mio padre. Mia madre mi ha raccontato che ho molto insistito a voler vedere i mondiali del ’74 (avevo 6 anni), e che non tifavo per nessuna squadra in particolare, anche se sapevo la formazione dell’Olanda a memoria (con le pronunce corrette). Continuando a seguire sempre più le nazionali (il calcio in TV era 90° minuto e la Domenica Sportiva, e poco altro, e noi la domenica raramente eravamo in casa), iniziai ad appassionarmi più ai giocatori che alle squadre di club: passai dai fratelli van de Kerkhof, Krol, Neeskens, Cruijff e Rensenbrink a Zoff, Gentile, Causio e Capello, a cui si aggiunsero Scirea, Cabrini, Benetti, Tardelli e Bettega. Era l’ossatura della Juventus dei 51 punti (su 60); giocoforza, iniziando a tifare l’Italia il passaggio alla Juventus sarebbe stato naturale. E invece ancora no. Per qualche altro anno ho seguito il calcio da sportivo e non avevo nessuna squadra che mi faceva battere il cuore. Abitavo in provincia di Napoli, tutti i miei compagni di classe tifavano Napoli (tranne uno, che tifava Avellino) e provavano a convincermi. Niente. Un giorno, un amico di famiglia invitò mio padre a vedere una partita al San Paolo di Napoli, ma mio padre aveva un impegno di lavoro a Milano e rinunciò, non prima di aver chiesto al suo collega, visto che si sarebbe portato il figlioletto, se io avrei potuto sostituirlo. Certo! Un’emozione pazzesca, uno stadio pieno, un casino indescrivibile per noi ragazzini. Finale di Coppa Italia, Juve-Palermo (che allora era in B). Inizia la partita, Davide contro Golia, e Davide segna subito! Però per Golia giocavano quei calciatori che conoscevo fin troppo bene: Zoff, Gentile, Cabrini, Furino, Morini, Scirea, Causio, Tardelli, Virdis, Benetti e Bettega. Tutta la partita a spingere, e il portiere avversario che le para tutte! Mancano poco più di 5 minuti al novantesimo e Brio (entrato nel secondo tempo), un difensore lungagnone, pareggia! Supplementari, tutti stanchi dopo una stagione pazzesca, ma a pochi minuti dalla fine Causio segna! Gol! Ero impazzito di gioia. L’avevo trovata.

DI MICHELE COFANO