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LEANDRO PAREDES: IL “GEOMETRA” CON IL COMPASSO SPUNTATO | DI STEFANO DENTICE
Febbraio 17

LEANDRO PAREDES: IL “GEOMETRA” CON IL COMPASSO SPUNTATO | DI STEFANO DENTICE
Giunto alla Juventus non con le stimmate del fuoriclasse assoluto, ma quantomeno con tutte le carte in regola per aumentare sensibilmente il tasso tecnico dell’organico a disposizione di Massimiliano Allegri, Leandro Paredes – almeno fino a questo momento – ha tremendamente deluso. L’argentino trasferitosi dalla Torre Eiffel alla Mole avrebbe dovuto riempire la casella, alla voce “regista”, del centrocampo dell’allenatore labronico. Il numero 32 bianconero, infatti, nell’idea iniziale del tecnico e della società, era stato acquistato per incarnare quel calciatore euclideo capace di orchestrare con grande qualità la fase di possesso della Vecchia Signora, per indossare i panni del timoniere in mediana atto a dettare i tempi, quel valore aggiunto in grado di saper giocare sul “corto” e sul “lungo” da autentico playmaker. Al netto di qualche problema fisico patito nel corso della stagione, anche quando Allegri lo ha schierato in posizione di mezz’ala per provare a sparigliare le carte e per metterlo (probabilmente) nelle condizioni di esprimersi al meglio, il nazionale albiceleste ha puntualmente fallito. Allo stato attuale, Nicolò Fagioli e Manuel Locatelli stanno dimostrando di essere nettamente superiori al campione del mondo in carica, nonostante una carta d’identità molto più “verde” e un’esperienza internazionale per nulla paragonabile rispetto a quella acquisita da quel Paredes che, soprattutto con la maglia della Roma e dell’Empoli, aveva messo in luce il suo talento. La sua impressionante e a dir poco preoccupante involuzione pesa come un macigno sulla testa di Madama, è una vera e propria spada di Damocle per Max Allegri. Soltanto all’”Allianz Stadium” di Torino contro l’Udinese, dove la Juve ha battuto i friulani 1-0, Leandro Paredes ha abbacinato i tifosi juventini con un lampo di classe tradotto in un lancio zuccherato per Chiesa che, a sua volta, ha imbeccato Danilo per il gol decisivo. A conti fatti, purtroppo, quasi niente per un giocatore sul quale si è andati all-in dall’inizio della stagione proprio per cambiare il volto del centrocampo e per incidere pesantemente. A scanso di equivoci: il valore assoluto di Paredes non si discute, perché sotto l’aspetto squisitamente tecnico ha già dimostrato di essere ben sopra la media rispetto a moltissimi altri centrocampisti presenti sulla scena internazionale, ma questo non può e non deve bastare. A riprova di ciò, anche nei sedicesimi di andata di Europa League, a Torino contro il Nantes, definire scadente la prestazione del sudamericano significa edulcorare il concetto. Infatti, impiegato da Massimiliano Allegri sin dal primo minuto (e poi sacrosantamente sostituito durante la ripresa), l’ex PSG non ha mai preso in mano le redini della squadra: nessuna iniziativa personale, nessuna verticalizzazione, nessun cambio di gioco, nessun lancio o giocata qualitativamente eccelsa come è doveroso aspettarsi da un calciatore del suo livello. In buona sostanza, il nulla cosmico. Una prova da 4 in pagella! Allegri, furbescamente, sapendo di mentire, lo ha difeso e financo elogiato commentando così in conferenza stampa: «Ha fatto una buona prestazione. Non era facile, perché era da un po’ che non giocava, però son contento». Ma è ovvio e giustissimo che in un momento sportivamente drammatico (anche fuori dal manto erboso) come questo, il mister livornese tenda a proteggere i suoi ragazzi e a spegnere sul nascere eventuali polemiche, indossando la divisa da “pompiere” e rispondendo con frasi di prammatica che, comprensibilmente, lasciano il tempo che trovano. La realtà, però, in questo determinato momento della stagione, è che Leandro Paredes – più che essere la soluzione – è il problema! Il “geometra” con il compasso spuntato.
di Stefano Dentice