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L’EDITORIALE – DALLE CENERI PUÒ NASCERE UNA NUOVA JUVE | DI MIRKO NICOLINO
3 Novembre 2022

L’EDITORIALE – DALLE CENERI PUÒ NASCERE UNA NUOVA JUVE | DI MIRKO NICOLINO
Lo chiarisco subito, a scanso di equivoci: mai e poi mai festeggerò la sconfitta della mia squadra, né spegnerò la televisione col sorriso sulle labbra perché “comunque siamo usciti dal campo a testa alta”. La Juventus ieri sera ha rimediato la quinta sconfitta su 6 partite di Champions League e questa non può mai essere una buona notizia per il blasone che contraddistingue questo club. Detto questo, è assai probabile che la Juve dovesse passare attraverso questo step negativo per ripartire. Che si sia concluso un ciclo è assodato, ma probabilmente in tanti non capiscono che riaprire uno nuovo non è così immediato.
Un’osservazione che mi fanno spesso molti amici è: “Ma noi siamo la Juve, non possiamo stare tanti anni senza vincere”. Ok, ma dove sta scritto? Sono cicli, come nella vita e nessun sa oggi quando questa squadra tornerà ad alzare al cielo trofei. Magari ne vincerà qualcuno meno prestigioso già quest’anno? Oppure dovrà passare attraverso un digiuno più lungo come le è già capitato in passato e come è successo nella storia recente a Milan, Inter o, giusto per guardare all’estero, il Manchester United? Nello sport, quando vinci vuol dire che tu sta facendo bene e altri stanno facendo meno bene. Se perdi, vuol dire che tu stai facendo male e ci sono altri che stanno facendo meglio di te. Bisogna accettarlo, anche se per chi è abituato a vincere spesso risulta difficile.
Nella sofferenza di uno dei momento più difficili della storia recente bianconera (anche se, ad oggi, in campionato la squadra sta facendo leggermente meglio dello scorso anno e ha pure la migliore difesa della Serie A) non possiamo far altro che cogliere le opportunità. Che sono quelle di andare a reperire risorse laddove non pensavamo di averle. Mi riferisco in primo luogo ai giovani, perché non è affatto vero che “in estate la Juventus ha sconfessato la linea verde acquistando i vecchi”. Questo refrain continuo a leggerlo e a sentirlo troppo spesso. A parte che l’età media è scesa ancora dopo il mercato estivo e che mai prima erano stati promossi in prima squadra contemporaneamente e stabilmente tre giocatori del settore giovanile (Miretti, Soulé e Fagioli, senza contare gli altri saltuari), il Barcellona ha sconfessato la sua linea verde acquistando in estate Lewandowski e Marcos Alonso che insieme fanno quasi 70 anni?
Storicamente, è più facile che i giovani del settore emergano alla fine di un ciclo. È già successo, ad esempio, ai vari Marchisio, Giovinco, ma potremmo metterci dentro anche Chiellini, acquistato giovanissimo dalla Juve, che hanno beneficiato degli addii di mostri sacri come Cannavaro, Thuram, Emerson o Vieira… In queste ultime settimane, l’emergenza ha portato Allegri ad attingere a piene mani dalle formazioni giovanili, che hanno fornito, a parte quelli già stabilmente in prima squadra, elementi come Iling Junior, che si sono dimostrati molto utili alla causa. Del resto, è questo il concetto che sta alla base del progetto Under 23, che seppur molto criticato, comincia a far vedere i risultati dello scouting, al pari dell’Under 19 (la Primavera).
Particolare piacere fanno le prestazioni di Nicolò Fagioli, che rispetto a Fabio Miretti, ad esempio, ha avuto bisogno di un percorso di verso e più lungo per trovare spazio in prima squadra. Il ragazzo si è fatto trovare pronto al momento giusto e se quello di Lecce poteva essere derubricato ad exploit estemporaneo, contro il PSG e alcuni mostri sacri di questo gioco, il classe 2001 si è dimostrato assolutamente all’altezza. Questo significa che può ora essere titolare stabilmente nella Juventus? Questo ce lo dirà solo il campo nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, ma sta di fatto che in certi momenti storici dovremmo imparare a starci. La Juventus non è la più forte né in Italia né in Europa, ma dalle ceneri di questa fine ciclo si può ricostruire un’altra Juve, come quella che rifilava goleade a club come PSG, Ajax e compagnia. E guai a snobbare l’Europa League: vincere aiuta a vincere, alzare trofei abitua ad alzare trofei. Lo ripeterò alla noia, non è vergogna “scendere di categoria”, è vergognoso rinunciarvi a prescindere non cogliendo l’opportunità per risalire di livello.