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L’editoriale – Il miglior arbitro italiano non può arbitrare la partita più importante | di Mirko Nicolino
10 Maggio 2022

L’editoriale – Il miglior arbitro italiano non può arbitrare la partita più importante | di Mirko Nicolino
La finale di Coppa Italia tra Juventus e Inter sarà arbitrata da Paolo Valeri, coadiuvato dagli assistenti Giallatini e Preti saranno, dal quarto uomo Sozza e al VAR da Di Paolo e dall’assistente Abisso. La designazione, ufficializzata oggi, era stata anticipata durante la trasmissione Pressing di Mediast, dall’ex arbitro Grazia Cesari. Parlando dell’imminente designazione, l’ex fischietto si è soffermato anche sul perché ad arbitrare la partita non sarà il migliore in assoluto, ovvero Daniele Orsato, che la Uefa ha ancora una volta confermato alla direzione delle partite più importanti della Champions League.
Il motivo è da ricercarsi ancora in quell’Inter-Juventus di tre anni fa, che ha avviato una sorta di ostracismo da parte dei nerazzurri nei confronti di Orsato. Il motivo è da ricercarsi in quell’ormai celeberrimo fallo di Pjanic per il quale ancora oggi qualcuno chiede ignorantemente ancora l’audio del VAR (non ci può essere perché l’assistente video non può intervenire per i cartellini gialli). Dopo quell’episodio sono passati circa 3 anni prima di poter vedere nuovamente Orsato arbitrare l’Inter: è successo il 12 settembre del 2021, in occasione della sfida di Marassi contro la Sampdoria. Il match è terminato con il punteggio di 2-2, non proprio un grande match per gli attuali campioni d’Italia, che non hanno più casualmente incrociato il miglior arbitro italiano, nonostante i numerosi big match disputati da lì in poi.
Cesari ha parlato di problema “culturale”e di “tutela”, un modo edulcorato per dire semplicemente che il miglior arbitro italiano non è gradito da una squadra e quindi non la può arbitrare. Se penso a cosa si è detto e scritto in merito alle vicende di Calciopoli, mi viene il voltastomaco. Nel 2022 e soprattutto in una stagione in cui è successo di tutto, dobbiamo ancora assistere a veti nei confronti del mondo arbitrale. Sulla base di quali regole? Qualcuno aveva preannunciato il nuovo corso Trentalange-Rocchi come una manna per il mondo arbitrale italiano, ma purtroppo quella che volge al termine è a mia memoria le peggiore delle stagioni a mia memoria.
Sì, perché certi errori erano tollerabili prima, ma nell’era del VAR assistere a veri e proprio “orrori” non ha scusanti. Per citare solo i tre episodi più recenti e inspiegabili, il gol concesso ad Acerbi palesemente in fuorigioco durante Spezia-Lazio; il rigore non dato alla Juventus nel derby d’Italia contro l’Inter “perché non ci sono immagini univoche” sul fallo chiaramente in area ai danni di Zakaria; il rigore non dato al Torino, sempre contro l’Inter per fallo di Ranocchia su Belotti (quello del famoso VAR che dice “palla palla, vai vai”). A rendere ancora più doloroso quell’episodio, la spiegazione del designatore, che non ha fermato arbitro e VAR della partita perché “sono i migliori” e ai migliori non si può rinunciare. Insomma, fossero stati altri arbitri meno “blasonati”, sarebbero stati fermati, a conferma di un doppiopesismo che non è di certo un grande spot per chi vuole rinnovare e rendere anche più trasparente il mondo arbitrale.
Sorgono spontanee diverse domande. Ad esempio, perché se agli arbitri migliori non si può rinunciare, si rinuncia ora al miglior arbitro per una finale di Coppa Italia? E che fine ha fatto quel progetto che avrebbe dovuto portare gli arbitri a parlare dopo le partite per spiegare le loro decisioni per ridurre le polemiche? Mi sa tanto che dopo le cantonate prese con la VAR, che anziché diminuire le proteste, le ha addirittura esacerbate, molti propositi del nuovo corso arbitrale sono andati a farsi benedire prima del tempo.