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L’EDITORIALE – QUANTI LUOGHI COMUNI STIAMO SFATANDO… | DI MIRKO NICOLINO

Gennaio 5

L’EDITORIALE – QUANTI LUOGHI COMUNI STIAMO SFATANDO… | DI MIRKO NICOLINO

Quanti luoghi comuni stiamo sfatando….
La Juventus di Massimiliano Allegri ha vinto a Cremona nella prima del 2023 ottenendo il 7° successo di fila in campionato, tutti arrivati senza subire gol. In perfetto “cortomuso” i bianconeri hanno per ora raddrizzato una stagione che era iniziata malissimo e nella quale (giustamente) lo stesso tecnico livornese ha rischiato grosso. Questo filotto di risultati ha consentito comunque alla Vecchia Signora e al suo allenatore di sfatare tanti luoghi comuni.
Premesso che i giudizi devono sempre essere contestualizzati nello spazio e nel tempo, esattamente come ad inizio stagione abbiamo detto che Allegri stava letteralmente “fallendo”, oggi non possiamo non dire che sia stato molto bravo a tirare fuori la squadra da una situazione difficile. Dalla scelta del modulo (presa assieme ai calciatori) alla ricostruzione mentale di un gruppo che sembrava sfaldato, all’allenatore della Juventus vanno oggi riconosciuti grandi meriti. E come vi dicevo a suo tempo, giusto esprimere commenti negativi nei confronti di chi fa male, ma metterne in discussione dal divano e senza averne le giuste competenze, la professionalità e la caratura sportiva è sempre un errore a prescindere.
Del resto, prima di fare bene rispettivamente con Milan e Napoli, anche Pioli e Spalletti sono stati a lungo denigrati, soprattutto durante le rispettive parentesi all’Inter, quando entrambi hanno collezionato lunghe strisce negative. Pioli e Spalletti non erano “bolliti” allora e non sono diventati improvvisamente dei geni perché si sono “aggiornati” (anche questa storia ha stancato, visto che di Mourinho si dice si sia modernizzato o che sia sempre il catenacciaro di sempre a seconda dei giorni pari o dispari) e lo stesso discorso vale per Allegri. Ci sono allenatori che funzionano in determinati contesti e che non funzionano in altri, posto che per vincere, come ha ribadito anche in questi giorni Antonio Conte, serva avere almeno 14-15 giocatori di primissimo e pari livello. Può capitare anche di vincere senza avere i campioni, ma succede una volta ogni morte di papa ed è l’eccezione che conferma la regola, nei campionati nazionali come nelle competizioni continentali e intercontinentali.
Un’altra leggenda metropolitana che Allegri sta smentendo in questi mesi è la storiella dei giovani. Ieri la Juventus è scesa in campo a Cremona con una formazione di età media inferiore ai 26 anni e la media stagionale in campo è di 26,9 anni, inferiore ad esempio a Roma, Lazio e soprattutto Inter. Miretti, che ha 19 anni, è ormai in pianta stabile in prima squadra dalla seconda parte della stagione scorsa, Fagioli (che ha 2 anni in più), ha impiegato più tempo per entrare nelle rotazioni, ma ora c’è. Soulé e Iling (entrambi 2003), complici anche assenze importanti, si stanno rendendo utili alla causa. Dalle situazioni di difficoltà nascono delle opportunità, ma solo se sono bravi i giovani giocano, con qualunque allenatore. Visto che l’obiettivo di chiunque vada in panchina è quello di vincere, non bada di certo all’età: se un ragazzino può portare al successo, emergerà. Se è da Juve o di livello medio alto, magari non giocherà in bianconero ma avrà una carriera di livello. Se ciò non accade, semplicemente non ha mantenuto le premesse. Di esempi ne potremmo fare a decine, ma mi fermo qui perché non voglio tediarvi.
Chiudo con un pensiero per chi oggi sta cercando ancora una volta di sminuire una vittoria che, seppur sofferta, è assolutamente meritata da parte della Juventus. Non ci sono episodi arbitrali di rilievo, nemmeno quello citato dal pur ottimo mister Alvini, che abbiano condizionato il risultato. Inoltre, lasciate perdere chi parla di classifiche riscritte dalle sentenze sportive: al momento non c’è alcun segnale in questo senso e spiace che qualche collega abbia già trasformato i propri auspici in sentenze sportive e ordinarie. Questo gioco è vecchio e ormai lo conosciamo a menadito.

Mirko Nicolino