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L’EDITORIALE – SI CRESCE ANCHE COSÌ | DI MIRKO NICOLINO
Marzo 6

L’EDITORIALE – SI CRESCE ANCHE COSÌ | DI MIRKO NICOLINO
La Juventus perde immeritatamente contro la Roma, ma sempre sconfitta è. Un KO che fa male per una serie di motivi spiegati molto bene da Massimiliano Allegri al termine della partita. I bianconeri venivano da un ciclo di partite vinte e anche abbastanza bene, nel senso che la costante erano state le limitatissime concessioni agli avversari. A dire il vero questo aspetto si è confermato anche ieri sera all’Olimpico, perché la Vecchia Signora ha lasciato davvero pochissimo ad una Roma ben arroccata in difesa. Tutto si può dire del match contro i giallorossi, tranne che l’atteggiamento delle due squadre sia stato uguale.
La squadra di Allegri, nel computo totale, ha detenuto il 60% del possesso palla, che stranamente in questo caso non interessa ai puristi del gioco, ma soprattutto ha confezionato più palle gol degli uomini di Mourinho. I tre legni, purtroppo, fanno parte del gioco alla voce sfortuna, ma di sicuro i bianconeri sarebbero dovuti essere più incisivi in fase offensiva, cercando di capitalizzare meglio quei pochi spazi concessi dalla ‘Lupa’. Lo Special One l’aveva preparata esattamente così, senza nemmeno una punta di ruolo, nella speranza di sfruttare il minimo errore degli avversari.
E così è stato, perché in occasione del gol messo a segno da Mancini, bravo nel gioco aereo ma non proprio uno che vede la porta con i piedi, la Juventus ha difeso male. Al limite dell’area, recita il manuale del calcio, “si marca tutto”, ovvero si deve coprire il pallone e marcare tutti gli altri avversari senza portarseli nella propria area piccola. I bianconeri hanno fatto esattamente il contrario, consentendo al difensore giallorossi di calciare quasi indisturbato, con Szczesny che ha visto poco avendo davanti anche una selva di gambe. Da lì in poi la gara si è messa sul binario sperato da Mourinho, che ha portato i suoi a fare molta densità, cercando ripartenze che però la Signora non ha concesso.
Ribadisco, sconfitta immeritata, dalla quale deve passare inevitabilmente il processo di crescita di una squadra che sta tentando di riaprire un ciclo. A che punto è questa ricostruzione? Nessuno lo sa, a meno che qualcuno non abbia la palla di cristallo. In questo momento Allegri ha quasi tutti gli effettivi a disposizione (a Milik e De Sciglio si è aggiunto alla lista degli indisponibili Alex Sandro, fermatosi dopo il primo tempo di ieri), ma dobbiamo essere onesti nel dire che alcuni elementi non sembrano al top. Su tutti Vlahovic, che viene da un lunghissimo periodo condizionato dalla pubalgia e che sotto porta è tutt’altro che lucido e preciso. Lo stesso Pogba, per il quale tutti ci siamo entusiasmati al ritorno in campo nel derby, non sembra avere oggi la condizione atletica per essere decisivo a certi ritmi.
Di sicuro, Allegri ha il compito di migliorare la manovra offensiva, perché se la fase difensiva da mesi concede abbastanza poco agli avversari, permane l’endemico problema di riempire l’area di rigore. Anche ieri sera, la Juventus è riuscita ad arrivare sul fondo parecchi volte, ma i traversoni e i crossi hanno sempre trovato la difesa giallorossa, una delle più forti in Serie A sulle palle alte, preparata e ben posizionata contro pochi effettivi bianconeri. Bisogna variare lo spartito, perché oggi questa Juve dipende troppo dalle giocate di Angel Di Maria e Kostic, mentre Vlahovic sembra essere troppo isolato quando deve attaccare la profondità, con il solo Rabiot saltuariamente ad aggiungersi negli inserimenti.
Nota a margine su Kean, che si è scusato e sarà multato. Gesti come questo sono devastanti per l’ambiente, l’allenatore e i compagni, perché se vieni mandato in campo in un momento decisivo di una gara importante e ti fai mandare fuori dopo 40 secondi, non si può contare su di te. La prossima volta, Allegri ci penserà 100 volte prima di mandarlo nuovamente in campo, perché non è da grandi calciatori fare un passo in avanti nel processo di maturazione e poi di colpo farne dieci all’indietro.
Le penalizzazione a metà campionato, la prima nella storia del calcio mondiale (e questo la dice lunga sulla credibilità del calcio italiano), ha già segnato indelebilmente la stagione della Juventus, se poi ci si fa male anche da soli, è davvero difficile ricostruire in un contesto del genere. Alibi per nessuno, in primis l’allenatore, ma con chi non capisce che momento storico sta vivendo l’ambiente bianconero, c’è poco da fare. Questa è una Juventus che va ricostruita nel dna, perché è ancora insicura e acerba (basti vedere l’azione in cui la Roma va vicina al gol con Spinazzola dopo aver battuto rapidamente una punizione senza che nessun bianconero si metta sulla palla e mentre diversi elementi sono fermi a parlare con l’arbitro). Quanto tempo ci vorrà, ripeto, non lo sa nessuno.