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L’EDITORIALE – UN DERBY D’ITALIA “LINEARE” CHE NON MERITA DI FINIRE IN CACIARA | DI MIRKO NICOLINO

Marzo 20

L’EDITORIALE – UN DERBY D’ITALIA “LINEARE” CHE NON MERITA DI FINIRE IN CACIARA | DI MIRKO NICOLINO

Dopo il 2-0 dell’andata, la Juventus vince anche il derby d’Italia di ritorno contro l’Inter al Meazza e senza subire gol. Era dalla stagione 1976-1977 che i bianconeri non prevalevano in entrambe le sfide con i nerazzurri mantenendo in tutti e due i casi la porta inviolata. A conferma che nonostante le difficoltà, la Juve di Allegri stia facendo progressi nel processo di rinascita. Vale la pena premettere, che i bianconeri sono arrivati al match del Meazza senza Milik, Pogba, Bonucci, Miretti, Kean e Alex Sandro, con Chiesa e Di Maria a mezzo servizio e costretti conseguentemente alla panchina.
Nonostante ciò, a parte le due conclusioni di Barella nella parte iniziale della partita, la Vecchia Signora non ha concesso praticamente nulla ai nerazzurri sul loro terreno amico. Lo dovrebbe dire Simone Inzaghi, che è stato abile nel post partita a sviare l’attenzione concentrandosi solo sul presunto episodio a sfavore del mani di Rabiot-Vlahovic. L’Inter ha totalizzato fin qui 6 punti in meno della Juve e ha già perso 9 partite in campionato, 3 nelle ultime 4 giornate. Sono 47 i gol segnati dai meneghini, ma ben 31 quelli subiti, a conferma di una fase difensiva tutt’altro che ermetica e che si è confermata approssimativa nell’azione del gol di Kostic. Insomma, ne avrebbe di materiale su cui lavorare il tecnico dei nerazzurri, ma è molto più semplice cercare alibi per sé stesso e fornirne ai suoi giocatori, volendo il loro male, che ieri notte sono tornati a casa evidentemente convinti di aver fatto una grande partita, ma di aver perso solo per un’ingiustizia.
Ancora più grave, a mio modesto modo di vedere, il fatto che Inzaghi giustifichi il nervosismo finale con le conseguenti espulsioni per via di un episodio capitato un’ora prima. Se basta così poco per destabilizzare una squadra, cosa dovrebbe fare una che è stata penalizzata di 15 punti a campionato in corso, in quello che è un caso unico nella storia di questo sport? La verità del campo è un’altra e narra di una vittoria strameritata da parte della Juventus. Allegri ha incartato Inzaghi, che nel corso della gara ha dimostrato per l’ennesima volta di non saper cambiare spartito, rimanendo colpevolmente monotematico. I bianconeri sono stati superiori innanzitutto a centrocampo, dove per l’ennesima volta Rabiot ha letteralmente portato a spasso un Barella al solito poco stabile nella tenuta mentale, mentre Locatelli si è rivelato magistrale in interdizione. Quanto a Fagioli, il ragazzo sta crescendo in maniera così repentina che ad oggi possiamo tranquillamente alzare le aspettative nei suoi confronti. E sono il primo a fare mea culpa in questo senso, perché davvero non mi aspettavo per Nicolò un cambio di passo in termini di intensità e maturazione così netto e in così poco tempo.
Al resto hanno pensato una grande prova di Bremer, che ha letteralmente annullato Lukaku, mentre a turno Gatti e Danilo hanno francobollato un impalpabile Lautaro. Prova generosa di Vlahovic e Soulé, a mio avviso ancora lontano fisicamente e mentalmente dal poter giocare partite di questo tipo, mentre per Kostic ormai abbiamo esaurito ogni aggettivo. Per il serbo parlano i numeri: 12 assist e 3 gol, null’altro da aggiungere.
Consentitemi a questo punto di dare i giusti meriti ad un Max Allegri che si è rivelato ieri sera tatticamente perfetto, confermandosi nel post partita anche un top a livello comunicativo. In campo la crescita di Rabiot, Fagioli e Gatti, è in primis grande merito suo, mentre nei rapporti con i media è ormai il rappresentante per eccellenza della juventinità. Mentre Calvo è costretto giustamente a parlare il politichese, il tecnico livornse non le manda a dire quando gli vengono rinfacciati gli episodi. Al solito, i torti per gli altri sono continui, quelli nei confronti della Juventus sono sempre i primi della storia. È un po’ come la favoletta del “non ci sono immagini” chiare per il VAR. Quando è successo proprio contro l’Inter in occasione del rigore solare non dato a Zakaria, tutti a ridere sull’indisponibilità delle telecamere, così come per il mani di Candreva e il gol annullato durante la gara con la Salernitana all’andata. È bastato un episodio dubbio a favore dei bianconeri per accorgersi improvvisamente che la VAR non è infallibile e che, a seconda degli impianti in cui si gioca, possono non esserci tutte le telecamere (e di conseguenza le immagini) a disposizione di chi deve decidere. È il modo di raccontare il calcio tutto italico, con la Juventus che inevitabilmente fa fare audience e carriera. Per fortuna con i social molti “finti umili” (cit. Maurizio Mosca) li possiamo smascherare in due minuti, ma la domanda sorge spontanea. Vi rendete conto, ora che possiamo leggerli quotidianamente sui loro profili, chi per decenni ci ha raccontato il pallone spacciandosi per equidistante da tutti i colori?

Mirko Nicolino

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Data:
Marzo 20
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Luogo

Stadio Meazza
Milano, Italia + Google Maps