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SONO RIPARTITI I DELIRI E NOI NON FACCIAMO ECCEZIONE | DI MIRKO NICOLINO

Agosto 28

SONO RIPARTITI I DELIRI E NOI NON FACCIAMO ECCEZIONE | DI MIRKO NICOLINO

È solo la seconda giornata, ma il clima in Serie A è già avvelenato, a conferma che la cultura sportiva italiana non ha alcuna intenzione di migliorarsi. Né tra gli addetti ai lavori che commentano in TV, sui giornali o tramite altri canali, né tra i tifosi. E così oggi assistiamo ad un asfissiante tambureggiare per un episodio arbitrale che arriva verso il finire di una partita nella quale arbitro e VAR ne hanno combinate di cotte e di crude. A partire dalle prime due ammonizioni, comminate a Rabiot e Pschi in maniera alquanto fiscale., per proseguire poi con il mani in area bolognese che è stato analizzato da chi ha diretto la partita in maniera molto superficiale, esattamente come il contatto con Chiesa, in cui il difensore rossoblu, oltre ad affossare l’attaccante bianconero, tocca anche la mano con il gomito che si allarga.
Quando, però, una trasmissione televisiva inizia con “ci sono anche episodi dubbi a sfavore della Juventus PRIMA, ma partiamo dalla fine, ovvero dall’episodio a sfavore del Bologna”, si è già indirizzato il sentimento popolare. Nulla di nuovo insomma, perché addirittura il contatto tra Iling e Ndoye viene oggi definito uno dei più clamorosi, se non il più clamoroso in epoca VAR. Come se Juventus-Salernitana dello scorso anno non si sia mai giocata, o il celeberrimo “palla palla palla” del contatto tra Belotti e Bastoni non sia mai esistito… Potrei proseguire all’infinito, perché la VAR ha inevitabilmente ridotto il numero di errori oggettivi, ma non ha eliminato interpretazioni e discrezione. Anzi, gli errori clamorosi si ripetono ogni settimana, solo che al solito alcuni fanno notizia altri meno. Volutamente.
È un delirio che pone di fronte ad un bivio, visto che la situazione non cambierà mai: abituarsi e ignorare, oppure continuare a farsi il sangue amaro fino alla fine dei proprio giorni. C’è purtroppo, però, un altro delirio che speravo quantomeno avesse un freno in questa stagione, invece anche lì, poco da fare. Nei giorni scorsi ho lanciato volutamente un sondaggio post Udinese sulla caratura della Juventus attuale e secondo oltre 4mila tifosi che popolano i miei canali social, i bianconeri sono più forti dello scorso anno. Eppure, è bastato il pareggio casalingo contro il Bologna, per tornare rapidamente nel baratro. Mi trovo dunque costretto a tornare indietro alle dichiarazioni di Cristiano Giuntoli, al momento della sua presentazione: “Quando tornerà a vincere la Juventus? Non sono un indovino”.
Al momento in cui scrivo la Juventus ha lasciato andare via i vari Cuadrado, Paredes, Di Maria, Zakaria e Rovella per inserire in rosa Weah, Cambiaso, Yildiz e Huijsen. L’età media della rosa è scesa ancora, attestandosi a 26,3 anni, ma già nelle prime due partite quella dei giocatori impiegati è stata leggermente superiore ai 25 anni. Dall’ultimo scudetto vinto nella stagione 2019-2020 l’età media della Juve è letteralmente crollata e casualmente, con l’abbassamento dell’età media sono peggiorati costantemente anche i risultati. Se ringiovanisci la rosa mettendo dentro Halland è un conto, ma se lo fai inserendo in squadra ragazzini che non hanno mai giocato a certi livelli, devi avere quantomeno pazienza.
Purtroppo, i tifosi della Juventus, soprattutto la new generation che ha iniziato a seguire la squadra con il ciclo vincente dei 9 scudetti, certe cose non le può capire, ma la Vecchia Signora ha già vissuto altri cicli senza vincere e ben più lunghi. Come è successo e succederà sempre a turno a tutte le big d’Italia e del mondo, basti vedere gli esempi della storia recente di Inter, Milan, Manchester United, Liverpool e compagnia. La buona prova di Udine non ha di certo contribuito, perché in molti si erano letteralmente illusi, ma come sottolineato giustamente da Perin al termine della gara di ieri, questa Juve non era una squadra di fenomeni la settimana scorsa, non è diventata di certo una formazione di brocchi dopo ieri.
È una squadra giovane, che ha molto meno qualità del recente passato e che può fare un processo di crescita, ma con equilibrio, ovvero senza esaltarsi davanti alle soddisfazioni e contestualmente senza abbattersi e tornare su posizioni retrograde alla prima gara non andata come sperato. Ci vuole pazienza e ci vorrà ancora chissà per quanto tempo. Chi non ha tempo, non cerchi tempo, fa solo del male a sé stesso.

Mirko Nicolino

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Data:
Agosto 28
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