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STIAMO AFFONDANDO? | DI FRANCESCO DI CASTRI
29 Novembre 2021

STIAMO AFFONDANDO?
Wallace Hartley, Theodore Brailey, John Hume, Percy Taylor, Frederick Clarke, John Woodward, Roger Bricoux e George Krins, tutti britannici tranne gli ultimi due (rispettivamente francese e belga), erano dei musicisti e furono assunti per suonare come orchestra nel viaggio di inaugurazione del Titanic.
Quando appresero che la nave aveva urtato un iceberg, il 14 aprile 1912 alle 23:40, gli otto musicisti si riunirono per suonare nel salone di prima classe. L’orchestra ricevette l’ordine di suonare dei motivi allegri per evitare il propagarsi del panico tra i passeggeri (o, come dicono alcuni, per evitare che i passeggeri si accorgessero dell’accaduto).
Così, mentre i passeggeri di terza classe affogavano come topi all’interno della nave, mentre i passeggeri di seconda classe affogavano tra i flutti e mentre i passeggeri di prima classe si calavano in mare con le scialuppe, loro continuavano a suonare.
E continuarono a suonare, fino a che non morirono affogati.
Per i giornali dell’epoca l’orchestra del Titanic diventò un simbolo di virtù, perché portatori di quei valori che si credevano ormai perduti nei giovani della loro generazione.
Compirono fino in fondo il proprio dovere, impassibili di fronte alla morte, suonando, fino a che la nave era a galla, un inno religioso (“Più presso a te, Signor”, o, meglio “Nearer, My God, to Thee”, inno cristiano del XIX secolo).
Sia come sia, la nave affondò, portando con sé più di 1.500 passeggeri, e l’immagine dell’orchestra che suona mentre il transatlantico si inabissa è diventata con il tempo emblema di altro sentire: “the show must go on”, come canterà 79 anni dopo quella tragedia Freddie Mercury, “lo spettacolo deve continuare”, non importa cosa stia avvenendo intorno a noi, bisogna andare avanti, incuranti.
Prima di proseguire con il ragionamento, una delle mie immancabili tabelle.
Juve, Atalanta e le due milanesi sono le squadre italiane che partecipano alla Champions (da qualche anno senza preliminari, essendo quello italiano uno dei campionati più alti nel ranking UEFA), qualificate al momento sono la Juventus e i neroazzurri di Milano, il Milan deve vincere contro il Liverpool e sperare che il Porto non vinca, l’Atalanta deve vincere per forza lo scontro diretto.
Nessuna delle quattro è comunque prima nel proprio girone; le squadre prime in graduatoria sono: Manchester City, Liverpool, Ajax, Real Madrid, Bayern Monaco, Manchester United, Lilla e Chelsea. Quattro inglesi su quattro. Zero italiane su quattro.
E non è un andazzo di quest’anno, ma una cosa che capita da almeno un decennio. Alla faccia dello sfottò “fino al confine”, la Juventus è l’unica italiana che con regolarità è approdata agli ottavi: unica pecca da quando è tornata ai massimi livelli, la stagione 2013-14, in cui retrocesse in Europa League, raggiungendo la semifinale.
E quindi, come interpretare la scoppola presa a Stamford Bridge?
Esattamente come va interpretata la medesima figuraccia rimediata dalla Roma con il Bodo Glimt appena un mese fa (6 a 1, ma la Roma non è nuova a questi “cappotti”), ed esattamente come le 26 reti complessive incassate dalle italiane in Champions: il calcio italiano sta affondando.
E le istituzioni del calcio sono l’orchestrina che suona “Più presso a te, Signor”, incuranti di quello che accade (o forse no).
La Nazionale di calcio non ha partecipato ai mondiali del 2018 e rischia seriamente di non partecipare a quelli del 2022; l’ultimo successo italiano in una coppa europea è ormai di dodici stagioni fa; i diritti TV stanno ribaltando le forze in campo.
In Inghilterra, infatti, stanno chiudendo dei contratti miliardari per la cessione dei diritti televisivi all’estero, cosa che di fatto li colloca in una posizione di dominio economico assoluto su tutti gli altri campionati europei. E in Italia? Noi siamo riusciti ad assegnare la gara per i diritti TV ad una piattaforma streaming che ha avuto molti problemi, sia perché non preparata a gestire un traffico internet imponente come quello degli appassionati di calcio, sia perché le infrastrutture (rete web) in Italia sono ancora quelle degli anni ’90.
Ma l’orchestrina del calcio italiano, i Gravina, i Dal Pino, i Sibilia, e prima di loro gli Abete, i Tavecchio, tutti insieme, continuano a suonare mentre il “transatlantico” calcio affonda.
Però il problema è la Superlega, o Suarez (mai tesserato) o le plusvalenze (consentite dalle norme). Chi ancora considera la FIGC garante di equità, soprattutto quando di mezzo c’è la Juventus, vuol dire che non conosce la storia del calcio italiano.
A partire dal 1905, sempre, la Federazione italiana ha ostacolato la squadra bianconera, sfavorendola appena possibile, o favorendone gli avversari. Mettiamocelo bene in testa. Solo che fino a che erano in vita l’Avvocato e il Dottore, c’era un po’ di timore reverenziale nell’osteggiarci in maniera spudorata.
Dopo di allora ogni anno c’è un’indagine che coinvolge un tesserato, o un ex tesserato, un dirigente o un ex dirigente bianconero, e sulla stampa è tutto un “cosa rischia la Juve?”.
Eppure, non molto tempo fa il legislatore europeo – con la Direttiva Ue 2016/343 – ha preso atto di un evidente squilibrio e di un’esigenza di rafforzamento della cosiddetta “presunzione di innocenza”, garanzia che viene pregiudicata dalla divulgazione di notizie riferibili ad un procedimento penale.
A me non pare, visto quello che si sta dicendo (anche senza conoscere l’argomento, ovviamente) sui giornali e nei media in generale sulla Juventus. Quello che non capiscono i grandi musicisti, è che se loro sono l’orchestrina che suona e il calcio italiano è il transatlantico che affonda, le squadre sono i passeggeri. E senza passeggeri che ascoltano, a che serve l’orchestrina?
Passando ai fatti di campo, che succede alla Juventus?
Voglio essere sintetico: è finito un ciclo. In realtà era finito nel 2018, ma eravamo così tanto più forti degli altri che ce ne stiamo accorgendo solo ora. E Cristiano Ronaldo è stato un ottimo tappeto per nasconderci la polvere, ed ha rallentato il crollo di fine ciclo.
Anche su questo argomento, prima ci mettiamo in testa che agitarsi non serve a nulla, più ne guadagniamo in salute. Tutti quanti (anche perché ultimamente all’interno della tifoseria juventina ci sono più correnti che nel PD), proprio tutti, dobbiamo comprendere che i cicli iniziano e i cicli finiscono.
E poi, cosa avrebbero dovuto fare i tifosi delle altre squadre italiane in queste ultime dieci stagioni? Ricordo che dal 2011 gli scudetti sono stati tutti della Juve tranne quello dell’anno scorso, le Coppa Italia a metà tra la Juve e le altre, idem le Supercoppa Italiana. La Roma e l’Atalanta, tanto per dirne un paio, negli ultimi dieci anni non hanno vinto nulla. Eppure, mi sembra che i tifosi inneggino ugualmente alla loro squadra, no?
L’anomalia è stato un decennio di dominio, non la fine del ciclo. E prima finiremo di farci la guerra tra noi, prima ricominceremo a godere delle vittorie. Perché prima o poi ricominceremo a vincere, questo è certo, e sarò molto curioso di capire cosa suonerà l’orchestrina. Di certo non un requiem.
Perché la Juventus non muore letteralmente mai.