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TUTTO IN POCHI GIORNI E SENZA SCUSE | DI MIRKO NICOLINO
Aprile 18

TUTTO IN POCHI GIORNI E SENZA SCUSE | DI MIRKO NICOLINO
Momento clou per la stagione della Juventus, dentro e fuori dal campo. E a giudicare da quanto visto tra Lazio, Sporting CP e Sassuolo, la squadra non ci arriva nel migliore dei modi. Inutile girarci attorno, nelle ultime uscite abbiamo visto la squadra di Massimiliano Allegri completamente sulle gambe, incapace di accennare anche il benché minimo pressing e ad imbastire anche una semplice azione offensiva. Saranno pure i carichi di lavoro, ma l’impressione che rimane dall’ultimo trittico è che il successo di Europa League sia stato casuale, mentre in campionato sono arrivate per la prima volta in stagione due sconfitte di seguito.
Segnali non proprio incoraggianti, anzi di cedimento strutturale in un momento nel quale invece la squadra avrebbe dovuto raggiungere la maturazione stagionale. Dopo un inizio stentato e il processo di crescita mostrato fino alla sosta per i Mondiali, il nuovo anno dei bianconeri è iniziato sulla scia di risultati buoni, arrivati però con prestazioni nella maggior parte dei casi insufficienti. Quello che conta è alla fine il risultato e fin quando quello ti supporta, i limiti strutturali (innegabili) e quelli tattici (altrettanto innegabili) finiscono in secondo piano. Appena, però, non riesci a portare a casa anche gare contro avversari modesti e che non fanno quasi nulla per vincere (spiace, ma per me il Sassuolo non ha giocato affatto bene, come sento dire da giorni), vuol dire che c’è da preoccuparsi.
Al solito si dice che le squadre vanno valutate in primavera, quando si decide la stagione a livello nazionale e internazionale. Ragion per cui il prossimo trittico, condito alle situazioni extra campo, sarà decisivo per la Vecchia Signora. Non ci sarà un dopo se si farà male in questi 7 giorni solari nei quali ci sarà da affrontare un ricorso per la penalizzazione di 15 punti, un possibile patteggiamento per la manovra stipendi e tre gare di vitale importanza tra Europa League, campionato e Coppa Italia. Si dice che dopo la gara del Mapei Stadium lo spogliatoio ne sia uscito molto abbattuto, non solo nel giovane Fagioli, in lacrime per il madornale errore commesso in occasione del gol dei neroverdi.
Il secondo KO consecutivo sembra aver minato le certezze che il gruppo aveva raggiunto con mesi di faticoso lavoro e nonostante una penalizzazione a campionato in corso che avrebbe steso chiunque. Posto che giocare con un fardello di questo tipo non è affatto semplice e renderebbe difficile la vita anche di ambienti più esperti e solidi di quello bianconero in questo momento, non ci sono scusanti per la prestazione orrenda di Reggio Emilia. Se, come è giusto che sia, mercoledì il Collegio di Garanzia presso il Coni (nello stesso giorno la Corte d’Appello Federale decide anche sul ricorso per la chiusura della Tribuna Sud contro il Napoli) restituisse i 15 punti, la classifica della Juve tornerebbe buona, ma senza il calo degli ultimi tempi sarebbe potuta diventare ottima.
Ora non si può fare altro che ragionare per step e obiettivi. Il primo dev’essere quello di passare il turno in Europa League giovedì, un traguardo tutt’altro che scontato per quanto visto all’andata. Lo Sporting CP, pur non avendo grandissime individualità, corre tanto e crea pericoli. Con ogni probabilità, rintanarsi nella propria area di rigore stavolta non basterà a non prendere gol, poiché bisognerà anche proporre qualcosa di migliore in fase di transizione positiva. Attenzione, tecnica, cinismo: senza queste tre armi la Juventus sarebbe spacciata a Lisbona e non andare in semifinale dopo essere usciti malamente ai gironi di Champions League sarebbe un altro fallimento, sportivo e finanziario.
Poi da venerdì mattina si penserà al Napoli, una partita importante in primis per i 3 punti vitali in chiave classifica e poi perché c’è da cancellare la figuraccia dell’andata al Maradona. Una delle peggiori sconfitte della storia recente bianconera (mi viene in mente solo il Celta Vigo, come peggiore figura) che probabilmente ha segnato il passaggio di testimone per il predominio nazionale dopo la parentesi rossonera. Alla Juve il compito di dimostrare che questo “regno” azzurro è solo temporaneo e che dalle parti della Continassa non c’è alcuna intenzione di abdicare da “modello” del calcio nostrano.
Mercoledì prossimo, infine, il ritorno delle semifinali di Coppa italia contro l’Inter al Meazza. Si parte dall’1-1 dell’Allianz Stadium, un nulla di fatto praticamente, che però ora pone in situazione di vantaggio la formazione di Simone Inzaghi. I nerazzurri in campionato stanno facendo male, ma quando si tratta di partite secche di coppa si comportano sicuramente meglio. La Juventus ha già battuto i meneghini a San Siro in campionato, ma stavolta sarà tutt’altra gara e Lautaro e compagnia punteranno al primo successo stagionale contro i bianconeri. Per Allegri e i suoi molto dipenderà dalle condizioni psicofisiche in cui arriveranno al match decisivo: se le due precedenti gare avranno ridato morale e lucidità, allora la finale di Coppa Italia sarà alla portata, altrimenti sarà un’altra montagna da scalare.