WHAT’S THE STORY JUVENTUS GLORY | INTERVISTA A DARIO PELLEGRINI | DI VALERIO PIERACCINI

In esclusiva per la rubrica “What’s the Story Juventus Glory”, ho avuto in piacere di intervistare Dario Pellegrini

Dario, qual è il tuo primo ricorso, in assoluto, della Juventus?

“Il primo ricordo della Juve: Juventus-Piacenza giocata due giorni dopo la scomparsa dell’Avvocato Gianni Agnelli. Ricordo benissimo come, all’allora “Delle Alpi”, fu posta la bellissima maglia bianconera di quella stagione – quella a bande larghe – sul seggiolino del posto in tribuna in cui siedeva proprio il Presidente Agnelli. 

Ricordo benissimo i due gol messi a segno da Nedved e da Del Piero, quest’ultimo veramente bello. Ricordo anche la prestazione di un giocatore, non amatissimo dai nostri colori, ma il mio calciatore preferito, ossia Gianluca Zambrotta, che in quella partita mise a fuoco e fiamme tutta la fascia”.

Qual è stato il tuo giocatore preferito della storia juventina? Storia recente e non.

“Del passato ce ne sono molti: sarebbe scontato dire Michel Platini di cui mio padre mi parlava tanto. Già da piccolo un po’ avevo sviluppato l’amore anche per i gregari e sempre mio papà che iniziò a seguire la Juve negli anni di Anastasi, ossia gli anni cui ci fu lo scambio Capello-Benetti. Perchè Romeo Benetti? Perchè me lo sono rivisto, perhè è stato un compagno di squadra di un ex-giocatore come Romano Fogli che è stato un mio compaesano. Mi sono fatto raccontare qualcosa ed è stato bello. È stato come me lo ero immaginato da bambino, famose erano le giocate a palla lontana di Romeo Benetti: poi da quello scambio la Juventus ci guadagnò pure, era la Juventus operaia di Herrera che riuscì a vincere uno scudetto insperato.

Poi, mi hanno sempore intrigato tanto i grandi nomi e le seconde linee: naturalmente, Del Piero ha un posto unico nel mio cuore. Ma devo dire che ho rivisto tutti i crismi del credo juventino, quello che cerco nel tifare Juventus, nell’osservare in campo Carlitos Tevez: due anni soltanto, ma di grande passione”.

Un aneddoto della tua esperienza di allo Stadium?

“Non ho dormito un granchè in quei giorni: sono stato 2 volte a Torino lo scorso anno per lavoro. Una era per la selezione di questo Camp organizzato da UEFA dentro l’Allianz Stadium e l’altra è stata per la telecronaca. Però la mattina, che fossero 2,3 o massimo 4 le ore di sonno, mi svegliavo con una carica incredibile perchè sapevo che dovevo andare allo Stadium ed era bella la sensazione di poter studiare le giocatrici, le situazioni di gioco ed essere preparati al massimo; l’esperienza è andata bene e quando sono entrato dentro non ho più avvertito l’ansia: ero in posto che conoscevo, in un impianto che per me ha rappresentato un po’ “La Mecca” ed era impossibile non dare il meglio di me stesso”.

Quale canzone associ alla Juventus?

“La questione è collegata ai periodi storici: io penso che, ultimamente, la Juventus si potrebbe associare al gruppo che più amo, ossia i Blink-182. Direi che “All the Small Things” ci starebbe bene: negli ultimi mesi, abbiamo vissuto un ritmo serrato tra calcio giocato e non, sedi giudiziarie, discorsi e concetti di cui abbiamo parlato. Credo che, ognuno, nel suo piccolo, dal tifoso al giornalista, all’esperto di comunicazione fino al Presidente della Juventus, stia facendo la propria parte per la squadra. Questo, a volte, porta anche ad alcune critiche, ma quando ognuno ci mette un po’ del suo, i risultati arrivano. 

Credo, pertanto, che sia alivello ritmico che di significato, “All the Small Things” dei Blink sia un brano che possa calzare a pennello”.

Ringrazio di cuore l’amico e Collega Dario  per la disponibilità dimostrata in occasione della nostra chiacchierata.

Valerio Pieraccini