In esclusiva per la rubrica “What’s the Story Juventus Glory”, ho avuto in piacere di intervistare Franco Leonetti, giornalista, scrittore e speaker ufficiale di Radiobianconera.
Franco, se ti dico “Juventus”, cosa ti viene in mente musicalmente parlando? Che genere, gruppo o brano musicale associ ai nostri colori bianconeri?
“Se penso alla Juve, associo la mia squadra bianconera al rock, quello forte e potente, suonato negli stadi e che fa tremare gli spalti. E se penso alla Juventus, penso a qualcosa di regale, di supremo come i Queen: sicuramente, stadi pieni, traboccanti di gente e d’entusiasmo come accadeva per Freddie Mercury e compagni”.
Nel corso della storia della Juve, ci sono stati molti “numero 10”: tra questi, quelli a cui sei più affezionato, ti senti di considerarli come dei solisti, dei membri o dei frontmen di alcuni gruppi in particolare?
“Sono stati tanti i numeri 10 che hanno indossato la maglia della Juventus ma io sono più affezionato a due nomi: uno è Michel Platini e l’altro Alessandro del Piero.
Platini è associabile sicuramente ad un gruppo rock che suona con un’orchestra filarmonica per l’eleganza, la classe, la capacità di abbinare doti a genialità ma anche robustezza.
Del Piero, vista la “linguaccia” che è divenuta simbolo di alcune sue segnature, lo associo a Gene Simmons dei KISS che ha questa simobologia da sempre. Ma anche poerchè Gene Simmons, con il suo basso, è sempre stato il “Dio del Tuono”, roboante, e Del Piero ha sapuito esserlo altrettanto con i gol e la simbologia”.
La Juventus di Allegri: il primo ciclo che genere musicale era?
“La prima Juventus di Allegri era una Juventus emozionante, una sorta di countdown finale per arrivare al termine della stagione e sollevare dei trofei: l’associo al super-successo degli Europe, “The Final Countddown”, con quel riff di tastiere portanti. Una canzone robusta e piacevolissima”.
Ed il secondo ciclo della Juventus di Allegri?
“Oggi, la Juventus di Allegri la vedo più come un blues con delle scansioni musicali più lente e più cadenzate che spesso si dilatano nel tempo creando delle partite lunghissime dove non sai mai cosa pssa succedere. Un po’ come accade in una suite di blues che, soprattuto dal vivo e su un palco, diviene lunghissima con i vari interventi dei singoli musicisti e strumenti”.
Pensando ai giovani che giocano nella Juventus di oggi, chi rivedi in loro a livello musicale? Personalmente, associo Fagioli un po’ agli Inhaler di Elijah Hewson…
“La Nouvelle Vague dei giovani di oggi della Juventus mi ricorda un singolo che è andato alla grande per tanti anni in America, ossia “Nothin’ but the Good Times” dei Poison, nel senso che questi giovani, quando giocano, si divertono e danno il meglio.
Il paragone con gli Inhaler è bello, però io assocerei, per quanto riguarda Fagioli, una canzone come “Eye of the Tiger” dei Survivor perchè si vede che quando scende in campo ha fame e voglia di affermarsi.
Miretti, probabilmente, potrebbe essere più un brano AOR con tante tastiere, con più leggerezza ma comunque sostanza.
Mentre per Iling Jr. e Soulé sceglierei “Flash” dei Queen perchè fulminante e si tratta di un brano, a mio parere, che li illustra pienamente”.
Ringrazio di cuore Franco per la disponibilità dimostrata in occasione della nostra chiacchierata e per la professionalità e la passione che profonde nel proprio lavoro.
Valerio Pieraccini