WHAT’S THE STORY JUVENTUS GLORY | INTERVISTA A LUCA MOMBLANO | DI VALERIO PIERACCINI

Nuovo appuntamento per l’inedita rubrica a cura di Valerio Pieraccini ; WHAT’S THE STORY JUVENTUS GLORY, un tuffo nel passato in tinte bianconere accompagnato dalla musica di quel periodo.

In esclusiva per la rubrica “What’s the Story Juventus Glory”, abbiamo raggiunto l’amico Luca Momblano, giornalista sportivo e critico musicale.

Luca, quale genere musicale associ alla Juventus? Ed alla Juve di quest’anno?

“Associo la Juventus a qualcosa di classico, tradizionale ed italiano: mi verrebbe in mente qualcosa che abbia fatto la storia e che sia ancora oggi d’influenza e d’isprazione per la musica internaizonale. Penso a Domenico Modugno, Claudio Villa, forse anche fino a Lucio Battisti e se devo pensare ad una “Vecchia Signora” penso anche a Mina e ad Ornella Vanoni. Non sono proprio le mie atmosfere musicali, ma secondo me la Juve è classicheggiante ed italiana.

D’altro canto, credo anche che la Juve che ci ha fatto vibrare nell’ultimo decennio è anche qualcosa di più: è stata una Juve che ha provato ad inserire degli innesti prog. Un sunto potrebbe essere che la Juve di Agnelli sono stati gli Area, anche se oggi tira un po’ aria cupa stile CCCP.

La Juve di quest’anno mi sembra tristemente schizofrenica: ad esempio, l’album d’esordio degli Sweet Lizard Illtet (album omonimo, ndr), un funky che non è proprio riuscito a meraviglia ma che doveva avere un suo perchè”.

Nella storia dei grandi numeri 10 della Juventus, quali sono le star della musica che rivedi in loro?  A chi li paragoneresti? Partiamo da Michel Platini.

“Platini è Charles Aznavour, anche un po’ Serge Gainsbourg, però siamo lì. Direi che ha iniziato come Gainsbourg ed ha chiuso come Aznavour sia nella Juventus che nella sua carriera”.

Per quanto riguarda Roby Baggio?

“Baggio è stato più un artista solitario, quindi assocerei a lui un cantautore che avesse anche lo strumento in braccio, non proprio un orchestrale: e sì, alla fine è stato un po’ il nostro Bob Dylan! Stancamente Dylan!”.

Su Del Piero?

“Del Piero sulla scena internazionale ha cercato di essere gli U2, suo gruppo preferito. Peccato perchè forse, a causa dell’infortunio, non è arrivato al loro livello di fama mondiale, per quanto comunque sia giocatore ultra-generazionale a cui è associato il nome della Juventus per almeno 3 generazioni di caciofili mondiali.

Per lui, a livello soggettivo, pensando ai suoi arcobaleni ed alla sua classe leggera, andrei verso una musica leggera contemporanea come i James (gruppo di Manchester ancora in attività)”.

Andiamo su Carlitos Tevez.

“Tevez è un hardcore punk di alto livello, quasi un post punk hardocre: una miscela super esplosiva di “cazzimma” e cose varie, un po’ brutale: gli Unseen”.

Pogba?

“Pogba… Non so, non vorrei facesse la fine degli Stone Roses che hanno fatto aspettare anni per il grande seguito al disco d’esordio ed è stato un po’ una delusione. Quindi, qualcuno che ti fa aspettare tanti anni e poi ti fa godere ancora: per il grande pubblico, direi che potrebbe rappresentare anche alcune grandi attese che hanno concesso i Pink Floyd, ma io lo assolutizzo un po’: “Il Rock  morto, il Rock è morto”, poi si accorgono, all’improvviso, che il rock non era morto. Paul è così: non è morto, è puro e semplice ROCK! Poi, è chiaro che quello di Pogba è un rock con innesti un po’ tribali, un po’hip hop, un po’come se “Damn the Torpedos” di Tom Petty riuscesse a tirar fuori una convivenza con i Clipping. È una cosa che non abbiamo ancora visto ed ascoltato.

PAUL IS BACK, Chissa cosa sarà?”.

Un grazie infinito a Luca per la cortesia e la professionalità dimostrate. Un’enciclopedia del calcio e della musica!

Valerio Pieraccini