Quinto appuntamento per l’inedita rubrica a cura di Valerio Pieraccini ; WHAT’S THE STORY JUVENTUS GLORY, un tuffo nel passato in tinte bianconere accompagnato dalla musica di quel periodo.
NOVEMBRE 1992
RAGE AGAINST THE MACHINE
(What’s the Story…) Juventus Glory… si mette al volante della DeLorean e, attivato il flusso canalizzatore, vola indietro nel tempo fino al novembre 1992.
Il giorno 1 del mese di novembre la Juventus riceve al “delle Alpi” la visita dell’Ancona: i bianconeri di Giovanni Trapattoni fanno valere il fattore-campo, infliggendo alla compagine marchigiana un pokerissimo. 5-1 il risultato finale grazie alle reti di: Dino Baggio (di testa su corner), De Marchi al termine di un’azione corale, Di Canio (abile ad insaccare con il destro), Centofanti (momentaneo 3-1 dopo un errore della retroguardia juventina) e doppietta di Roberto Baggio che chiuderà la stagione con 18 reti in campionato.
Più o meno 36 ore dopo il successo della Juventus in campionato, il 3 novembre 1992, un gruppo, ad oltre 8000 chilometri di distanza da Torino, pubblica il proprio disco d’esordio. E CHE ESORDIO.
Sto parlando dei Rage Against The Machine che, il 3 novembre 1992, rilasciano l’album omonimo che, di fatto, ha battezzato il rap metal ed è pietra miliare dell’aggro-metal.
A far da scenario politico all’uscita dell’album,, è necessario riavvolgere il nastro del tempo sino agli eventi che sconvolsero gli USA tra il 29 aprile ed il 4 maggio 1992: a Los Angeles scoppiarono, infatti, alcune violente sommosse dopo l’assoluzione di quattro agenti del Dipartimento di Polizia di Los Angeles coinvolti nel pestaggio del tassista Rodney King che era stato filmato da un privato cittadino e poi trasmesso da diverse reti televisive. La polizia locale non riuscì a controllare la situazione, così l’allora governatore della California Pete Wilson schierò la Guardia Nazionale, e il presidente George H. W. Bush inviò la Settimana Divisione di Fanteria e la Prima Divisione di Marina. Con lo schieramento dei militari, l’ordine fu ristabilito in tutta la città, ma durante i disordini furono uccise 63 persone, vi furono 2.383 feriti e più di 12.000 arresti.
Tornado ai RATM, la band californiana non ha mai nascosto il proprio impegno politico contro il sistema che emerge con forza nel disco, ancor più acuito dagli eventi appena narrati.
Nella tracklist di Rage Against The Machine, il primo brano è “Bombtrack”, per poi passare al capolavoro universale di Zack de la Rocha, ossia “Killing in The Name”, canzone di di disobbedienza e protesta sociale. “Take the Power Back” è lo spirito dei RATM: il rap di Zack, la tecnica ed i riff di Tom Morello (alcuni dei quali gli sono stati insegnati da Maynard Keenan dei Tool), la ritmica del basso di Timmy C e la batteria di Brad Wilk. Il disco prosegue con un capolavoro di protesta sociale dopo l’altro (“Bullet in The Head” merita grande attenzione), fino a giungere a “Freedom”, ultima traccia di Rage Against the Machine. Si tratta di un grido di denuncia in favore di Leonard Peltier, leader dell’American Indian Movement, arrestato nel 1977 e condannato a due ergastoli in seguito ad alcuni presunti fatti di cronaca nera.
Album da ascoltare visceralmente.